L’emergenza abitativa che sta vivendo il Salento si arricchisce ogni giorno con nuove segnalazioni che altro non fanno se non aggravare la già precaria situazione.
Già vi abbiamo raccontato alcune significative storie: quella di Ugo Mennuni, ad esempio, 70 anni, costretto a vivere nella sua automobile nei pressi di Viale Giovanni Paolo II; o quella della coppia leccese che, una volta ricevuto lo sfratto, ha cercato rifugio presso la chiesa di San Pio, portandosi dietro il mobilio casalingo.
Se a questi due casi poi si aggiungono le voci sempre più insistenti di nuovi sfratti in arrivo, allora le cronache cittadine potrebbero riempirsi di tristi pagine.
Come risolvere allora il dramma che molta gente sta vivendo sulla propria pelle? La redazione in queste ore è sommersa da segnalazioni di possibili dimore, pronte, disponibili, ma inspiegabilmente murate. Colate di cemento versate su porte e finestre di immobili in condizioni di disuso per evitare l’ingresso di inquilini non desiderati.
Vi abbiamo riportato nelle passate ore la segnalazione di alcuni cittadini che, recatisi in via Indino (nei pressi del Cimitero comunale), hanno constatato come alcune strutture che il Comune potrebbe mettere a disposizione di quanti stiano soffrendo questa terribile emergenza, siano state sigillate. Autentiche case-parcheggio che però allo stato dell’arte non svolgono la loro funzione.
Oggi un altro caso, sempre segnalatoci da alcuni cittadini: questa volta ci troviamo davanti alle case dell’ Arca Sud (ex Iacp) di Lecce e provincia. Anche in questa circostanza ci vengono riportate notizie di case murate. Un caso su tutti: ci troviamo nella zona 167 del capoluogo, in particolare in un’area adiacente a Piazzale Cuneo. Qui si notato ben tre alloggi popolari inaccessibili. Un altro appartamento sigillato è stato notato a Piazza Bologna dove i residenti lamentano l’occupazione di ben altri affittuari: i piccioni, che lì hanno trovato il loro nido ideale.
In Provincia le circostanze non mutano. Siamo a Trepuzzi, in via Iacopone da Todi: vi sono due alloggi, sempre di proprietà dell’Arca Sud che, benché pronti all’accoglienza di famiglie disagiate da ben due mesi, si trovano inspiegabilmente chiusi.
Ad intervenire anche Codici Lecce – Centro per i Diritti del cittadino – che mette in risalto la vicenda di Piero Scatigna, giovane leccese che dopo aver ricevuto lo sfratto ha dovuto separarsi dalla moglie e dalle sue due piccole figlie. Anche Pietro vive nella sua automobile, proprio di fronte all’abitazione che ospita le sue bambine. Ogni notte si chiude nel caldo della sua vettura con la paura di essere derubato o peggio malmenato. Codici Lecce si era dapprima rivolta al Dirigente responsabile della gestione alloggi ERP presso il Comune di Lecce, ricevendo rassicurazioni circa la nuova sistemazione da destinare alla famiglia Scatigna. Poi però c'è stato il blitz presso gli uffici comunali della Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte assegnazioni irregolari degli alloggi popolari e così è calato il silenzio.
Ora Pietro Scatigna, assistito dai legali Centro per i Diritti del cittadino, ha deciso di scrivere al Presidente della Repubblica Mattarella, sperando di ricevere aiuto direttamente dal Capo dello Stato.
Un paradosso e un controsenso che non trova logica alcuna: siamo in estate, in piena allarme meteo dove a far da padroni sono l’afa e la calura. Vi sono cittadini letteralmente buttati su una strada ai quali non si è in grado di trovare una sistemazione, benché le soluzioni più comode e soprattutto già pronte si continuano ad ignorare.
A tentare di alzare la voce nei giorni scorsi ci ha pensato anche la Caritas di Lecce attraverso le parole di Don Attilio Mesagne: un senso di impotenza manifestato dal sacerdote che prende atto di un silenzio assordante da parte delle istituzioni, una latitanza ingiustificata.
A questo punto urge la risposta da parte di chi tutto ciò non dovrebbe permetterlo. Arca Sud, Comune, Provincia: dove siete?
Giulio Serafino