
La Procura chiede la condanna di quattro imputati per i presunti abusi edilizi nel noto stabilimento balneare Samsara di Gallipoli, in località Baia Verde.
Dinanzi ai giudici della seconda sezione collegiale (Presidente Stefano Sernia) ha discusso il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone che ha invocato: 2 anni per Rocco Greco, 47 anni di Gallipoli, legale rappresentante della Società “Sabbia d’Oro s.r.l.” proprietaria dello stabilimento balneare denominato “Samsara beach”; 1 anno e 6 mesi per Lorenzo De Pinto, 47 anni di Gallipoli, tecnico progettista della società; 2 anni per Giuseppe Cataldi, 66enne di Gallipoli, dirigente all’epoca dei fatti del Settore Urbanistico e Dirigente dell’Ufficio Demanio del Comune di Gallipoli. Invece, 1 anno e 6 mesi per Sergio Leone, 66 anni di Taviano, funzionario delegato alla firma per dirigente del Settore Urbanistico del Comune, all’epoca dei fatti (chiesta la prescrizione per reati di falso ed abuso d’ufficio).
Rispondono a vario titolo ed in diversa misura dei reati in concorso di: abuso d’ufficio, falso, abusivismo edilizio e occupazione abusiva di terreno pubblico.
Gli avvocati Luigi Covella e Luigi Suez, hanno discusso in giornata, sostenendo l’estraneità alle accuse degli imputati.
Il processo è stato aggiornato al 22 febbraio per repliche e sentenza.
Invece, già nel corso del dibattimento è arrivata l’assoluzione con formula piena, “perché il fatto non sussiste”, per Vincenzo Schirosi, in qualità di responsabile del procedimento relativo alla pratica edilizia, assistito dagli avvocati Pompeo Demitri e Alessandro De Matteis.
Sotto la lente d’ingrandimento della Procura sono finiti una serie di permessi ed autorizzazioni (tra cui l’assenza di nullaosta) ritenute illegittime, per la presenza di vincoli paesaggistici.
Nello specifico, secondo l’accusa, i cinque indagati avrebbero realizzato, su di un’area demaniale marittima sottoposta a vincolo paesaggistico, una serie di interventi edilizi per la creazione di una complessa struttura destinata a stabilimento turistico-balneare ed attività ricreative di intrattenimento musicale e danzante (discoteca all’aperto). In che modo? Attraverso la creazione di grande manufatto destinato a chiosco-bar, cucina, deposito con annessi locale dj e zona shop, servizi igienici, infermeria, struttura ombreggiante ed ancora camminamenti, pedane, scale e rampe.
Ricordiamo che il 7 febbraio 2019, i militari della Guardia Costiera hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo.
Il provvedimento portava la firma del giudice per le indagini preliminari, Carlo Cazzella, su richiesta del procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone.