Duplice omicidio di via Montello. “De Marco era capace d’intendere e di volere, quando uccise Eleonora e Daniele”

È la conclusione a cui sono giunti gli specialisti nominati dal tribunale, al termine della perizia psichiatrica.

Antonio De Marco era capace d’intendere e di volere quando uccise a coltellate Daniele De Santis e Eleonora Manta, il 21 settembre scorso, nell’abitazione di via Montello. Non solo, poiché il giovane di Casarano è stato ritenuto capace di stare in giudizio e dunque di affrontare un processo.
È la conclusione a cui sono giunti gli psichiatri nominati dal tribunale, al termine della perizia psichiatrica.

Secondo gli specialisti, il professore Andrea Balbi ed il neuropsichiatra Massimo Marra, De Marco è affetto da un disturbo narcisistico della personalità, sottotipo convert che gli consente però di essere lucido e di pianificare le azioni violente. Tecnicamente, scrivono i periti si tratta di “una disregolazione degli stati emotivi che non incide sulla comprensione della azioni e sul loro valore antisociale”.

Gli specialisti hanno esaminato la documentazione allegata al fascicolo processuale, il diario clinico della casa circondariale. E si sono basati sulle conclusioni dei due colloqui svolti con Antonio De Marco e della perizia psicodiagnostica.

Nella relazione si legge: “De Marco farebbe parte di quei caso con “Empatia 0″, che trovano difficile avere rapporto con gli altri e non possono provare rimorso o senso di colpa perché non capiscono che cosa l’altra persona stia provando”.

E aggiungono i consulenti: “le sue azioni non furono d’impeto…ma nei mesi furono pensate e costruite senza remore e senza rimorso”. E sottolineano, “assistiamo ad una programmazione che segue un lucido percorso finalizzato all’omicidio, scelto come soluzione dei suoi problemi. E vissuto con maligna onnipotenza”.

Riguardo la capacità d’intendere e di volere: “pare sia stata messa al servizio dei propositi omicidiari derivanti da rabbia e invidia“. E aggiungono: “Pur in presenza di un “disturbo di personalità” il fatto-reato è stato compiuto in modo lucido, finalizzato…con l’Io integro e assenza di uno stato alterato di coscienza”.

In merito alla pericolosità sociale, dicono i periti: “l’aver escluso l’esistenza di patologia di mente, ci esonera dal rispondere al quesito”.

Infine, per ciò che concerne la capacità di partecipare al processo, i due specialisti ritengono che: “Nel complesso De Marco è risultato lucido, in grado di percepire la realtà è di rapportarsi ad essa secondo scelte logiche e motivate”.

La prossima udienza del processo è fissata per il 18 maggio, quando si procederà con l’ascolto dei consulenti, dinanzi ai giudici della Corte d’Assise (presidente Pietro Baffa, giudice togato Francesca Mariano ed i giudici popolari.

Sarà presente il sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini che assieme al procuratore capo Leonardo Leone De Castris ha nominato il professore Stefano Ferracudi e lo psichiatra Domenico Suma.
La famiglia di Daniele De Santis è invece assistita dagli avvocati Mario Fazzini e Renata Minafra.
Sia i genitori che le sorelle, hanno affidato l’incarico al professore Alessandro Meluzzi, che ha già seguito casi importanti a livello nazionale come l’omicidio di Meredith Kercher e quello di Chiara Gambirasio, coadiuvato dalla psicologa Vincenza Marzo.

Per la mamma, lo zio e la nonna di Eleonora (avvocati Francesco Spagnolo, Stefano Miglietta, Fiorella D’Ettorre) sono stati nominati il professore Roberto Catanesi di Bari e la psichiatra leccese Mariangela Pascali. Il padre (avvocato Luca Piri) si è invece affidato alla criminologa Roberta Bruzzone.

La difesa di De Marco, rappresentata dagli avvocati Andrea Starace e Giovanni Bellisario, si è affidata ai consulenti di parte, Elio Serra e Felice Carabellese. Antonio De Marco, ritengono i consulenti nella relazione depositata contestualmente alla richiesta di perizia psichiatrica, “è un giovane affetto da un grave quadro psicopatologico, composito e complesso, probabilmente non ancora del tutto strutturatosi in un disturbo più netto e delimitabile che rimanda tuttavia, senza alcun dubbio, alla dimensione psicotica prima di tutto ed autistica pure della psicopatologia”.