Asl Brindisi. Appalti truccati, nei guai dirigenti e imprenditori. Spuntano nomi eccellenti

Il Procuratore Capo di Brindisi, Marco Di Napoli, ha reso note ieri le risultanze di una grossa indagine in merito alla gestione di gare d’appalto per la fornitura di beni presso le strutture sanitarie del territorio. Vengono a galla nomi di imprenditori leccesi.

Un giro  d’affari  che ruota intorno ai  34 milioni di euro, una vera e propria associazione a delinquere all’interno dell’area gestione tecnica della Asl di Brindisi che, secondo l’accusa, avrebbe “truccato” gare di appalto per forniture sanitarie nelle strutture brindisi.

Scoperchiato il “vaso di Pandora” da parte degli inquirenti della Procura di Brindisi, è tempesta presso l’Azienda Sanitaria e non solo. A risultare indagate, in base ad una conferenza stampa tenutasi ieri a Brindisi, sono 133 persone e le ordinanze di custodia cautelare, di cui 11 in carcere, sono 22.

A balenare all’occhio, ci sono nomi eccellenti, non soltanto di dirigenti Asl, ma anche di imprenditori. E il territorio leccese non è rimasto escluso. La Guardia di Finanza di Brindisi i carabinieri del Nas di Taranto su disposizione della Procura brindisina, hanno dato esecuzione ai provvedimenti fin dalle prime ore del mattino di ieri, nell’ambito dell’operazione “Mercadet”.
In base a quanto sostengono i PM Giuseppe De Nozza e Nicolangelo Ghizzardi, nell’ufficio tecnico  della Asl brindisina vi era una gestione delle procedure d’appalto decisamente poco limpida, mediante l’apertura delle buste in una sorta di “fase preliminare” tra “pochi intimi”. Si prendeva, insomma, visione delle offerte – per gare superiori ai 50mila euro – ancor prima dell’apertura ufficiale dei plichi pervenuti. Tra i partecipanti vi erano aziende “comparsa” che presentavano offerte già all’origine non valide, avverso l’offerta dell’azienda che, secondo i calcoli illeciti, era destinata a vincere la gara. “In palio”, come premio per il “favore” viaggi per amici o parenti, posti di lavoro, gioielli e mobili firmati e altro ancora.

Gravi le ipotesi di reato che pendono sugli arrestati: associazione per delinquere, turbativa d’asta, falso in atti pubblici, corruzione, frode in pubbliche forniture, violazione del segreto d’ufficio.
Nei guai sono finiti, quindi, dirigenti, imprenditori e anche un consigliere comunale di Brindisi, Antonio Ferrari. Per il dirigente dell’UTC Vincenzo Corso, Emilio Piliego, Roberto Braga, Giovanni Borromeo, Vittorio Marra e Adolfo Rizzo – entrambi imprenditori di Surbo – Antonio Camassa, Giuseppe Rossetti, Tommaso Vigneri, Cesarino Perrone – imprenditore e di San Donato – e il consigliere Ferrari, si sono aperte le porte del carcere.

Ai domiciliari, invece, sono andati Gianluca Pisani, Armando Mautarelli, Giovanni De Nuzzo, Mauro De Feudis, Claudio Annese, Cosimo Bagnato, Grazia Cito, Daniele Di Campi, Ivo Grifoni, Salvatore Perrino, Francesco Perrino.

Ad essere coinvolti nella maxi operazione, a titolo di indagati, anche nomi come Rodolfo Rollo, in qualità di ex direttore generale dell’Asl Brindisi, Antonio Perrino, imprenditore di Novoli.
Tra gli indagati per abuso  d’ufficio e turbativa d’asta, anche Guido Scoditti, ex direttore generale dell’Asl prima di Brindisi e poi di Lecce, l’ex direttore amministrativo dell’Asl Brindisi Alfredo Rampino, e l’ing. Fiorenzo Pisanello, responsabile dell’Area gestione tecnica dell’Asl di Lecce.

E agli ospedali dell’asl brindisina, cosa rimaneva? Secondo le accuse, merce di qualità scarsa rispetto alle reali esigenze dei pazienti. Scontato pensare che, alla fine, a rimetterci sono sempre i più deboli.



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