Operazione Labirinto. Si costituisce “il finanziere” Gabriele Tarantino, braccio destro di Politi

Mancava solo il suo nome per chiudere il cerchio, ma Gabriele Tarantino, il finanziere sfuggito al blitz Labirinto, si è presentato in Caserma accompagnato dal suo avvocato.

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Alla fine si è arreso, consegnandosi spontaneamente ai Carabinieri. Gabriele Tarantino, il 39enne di Monteroni di Lecce finito nelle pagine dell’inchiesta Labirinto che ha permesso di smantellare due gruppi criminali vicini al Clan dei fratelli Tornese della Sacra Corona Unita, probabilmente sapeva di avere il fiato sul collo.

Gli uomini in divisa lo stavano cercando in lungo e in largo, intenzionati a chiudere il cerchio e completare la lista delle persone sfuggite al blitz.

Ad uno ad uno, li hanno statati tutti: prima è toccato al “contabile” Antonio De Carlo, rintracciato all’interno di un’abitazione di San Pietro in Lama. Daniele Coluccia, invece, è stato fermato all’Aeroporto di Fiumicino, dove gli è stato notificato l’obbligo di dimora. Infine, è arrivato il turno di Michele Sterlicchio, ‘re’ della piazza di Lecce, che aveva trovato rifugio in un confortevole casolare disabitato nelle campagne di Melendugno.

Mancava solo lui all’appello, ma l’ex finanziere, considerato il braccio destro di Saulle Politi, ha deciso di anticipare tutti e presentarsi in Caserma accompagnato dal suo avvocato, Laura Minosi.

Il profilo criminale

Il finanziere, così veniva chiamato, aveva un ruolo chiave nel sodalizio criminale. Luogotenente di Politi, il 39enne faceva da tramite tra il capo clan e gli altri associati. Suo il compito di ‘controllare’ il settore degli stupefacenti: si occupava, insieme a Rodolfo Franco (a cui era stata lasciata ‘carta bianca’ da Vincenzo Rizzo), delle fasi organizzative ed esecutive degli approvvigionamenti e della distribuzioni, aiutati dai ‘sottoposti’ Danese, Rizzo e Quarta.



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