Tentò di uccidere un 20enne e lo minacciò di morte. Neretino finisce in carcere

I fatti si sono verificati nella notte tra il 10 e l’11 agosto in località Sant’Isidoro, in territorio di Nardò  scorsi a seguito di un litigio per futili motivi. La vittima, un giovane di Copertino,  dapprima sostenne di essere caduto dalle scale, per poi formalizzare il giorno seguente la denuncia.

Su di lui pendeva un’ordinanza di misura cautelare in carcere perché ritenuto responsabile di reati gravi quali tentato omicidio, minaccia, porto e detenzione di armi.

Così i militari dell’arma di Copertino hanno catturato Giusto Damiano Cosimo Prete, 33enne originario di Copertino ma residente a Nardò, già abbondantemente noto alle Forze dell’ordine.

I fatti

Nella notte tra il 10 e l’11 agosto 2017, in località Sant’Isidoro, in territorio di Nardò, a seguito di un litigio per futili motivi, l’odierno arrestato mediante l’utilizzo di un’arma da taglio, colpì al petto un 20enne, residente a Copertino, dopo averlo minacciato di morte. Numerosi i colpi alla testa che l’uomo inflisse alla sua vittima con una bottiglia di vetro. In un secondo momento, dopo essersi allontanato per pochi minuti dal luogo del reato, il 33enne vi fece ritorno esplodendo all’indirizzo del giovane ripetuti colpi d’arma da fuoco, i quali fortunatamente non andavano a segno.

Sul posto intervennero gli uomini della tenenza di Copertino con i colleghi del Radiomobile di Gallipoli.

Il malcapitato si recò presso l’ospedale di Copertino, dove venne visitato e poi dimesso con prognosi di 10 giorni per “ferita da taglio regione ascellare e taglio al cuoio capelluto regione parietale”.

Il giovane dapprima sostenne di essere caduto dalle scale, per poi formalizzare il giorno seguente la denuncia contro Prete. La medesima versione venne fornita anche dal fratello della vittima. I militari di Copertino hanno quindi sottoposto alla vittima un foto dell’aggressore, che venne riconosciuto senza alcun dubbio dal denunciante.

Altro aspetto rilevante a conferma della versione fornita ai carabinieri dal ferito è la singolare circostanza per la quale, la sera seguente la brutale aggressione, il padre della vittima venne arrestato in flagranza di reato per essersi abusivamente introdotto all’interno della stazione carabinieri di Porto Cesareo, dopo aver scavalcato il muro di cinta. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, l’uomo sostenne di essersi introdotto all’interno della caserma per paura, perché, poco prima era stato affiancato per strada da una moto condotta da due persone con casco integrale e che temeva essere collegati con l’accoltellamento del figlio avvenuto il giorno prima.

Secondo i carabinieri, l’indagato avrebbe così dimostrato una ostinazione a delinquere tanto da costituire un serio pericolo per l’incolumità personale della vittima, insieme alla concreta possibilità di reiterazione del reato, anche attraverso l’utilizzo di un’arma da fuoco. Così Prete, dopo le formalità rito, è stato condotto in carcere.
L’indagato è stato ascoltato in queste ore, dal gip Carlo Cazzella nell’ambito del l’interrogatorio di garanzia. Assistito dall’avvocato Giuseppe Bonsegna, egli ha negato di volere uccidere. Ha ammesso di avere avuto un alterco con l’uomo, ma che non era sua intenzione andare oltre.



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