Assolto l’imprenditore Chetta per la prescrizione dei reati di associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta

Secondo l’accusa, l’imprenditore leccese Rocco Antonio Chetta, avrebbe costituito una ‘cricca’ per ottenere finanziamenti pubblici. Prescritti gli stessi reati per Marco Di Giovanni Battista, mentre Paolo Rota e Vincenzo Lotito, di Roma, sono stati assolti da truffa e falso.

Avrebbero costituito una "cricca" per ottenere finanziamenti pubblici e i due principali imputati vengono prosciolti dall'accusa per intervenuta prescrizione.

Il collegio della seconda sezione penale presieduto da Roberto Tanisi ha assolto l’imprenditore leccese Rocco Antonio Chetta, 61 anni, assistito dall’avvocato Francesco Vergine e Marco Di Giovanni Battista, 53 enne originario di Velletri (in provincia di Roma) ma residente a Lecce, difensore Francesca Conte. Questi ultimi imputati rispondevano dei reati di associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta, secondo quanto sostenuto dal pubblico ministero Paola Guglielmi.

Gli altri due, Paolo Rota e Vincenzo Lotito, entrambi 59 anni di Roma, difesi dal Prof. avv. Giulio De Simone sono stati invece assolti " perché il fatto non costituisce reato", riguardo i capi di accusa di "truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche" e "falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici".

Il sostituto procuratore Guglielmi, sosteneva nell'inchiesta condotta, che Rocco Antonio Chetta, come capo promotore assieme alla moglie Dolores Grassi ed alla figlia Francesca Cerina Chetta avrebbero costituito un'associazione a delinquere di cui avrebbero fatto parte: Marco Di Giovanni Battista, Antonio Caragnulo e Luigi Favaron, nel ruolo di "prestanome". Questi si sarebbero avvalsi della collaborazione tecnica del geometra Salvatore Minisgallo. Il fine ultimo sarebbe stato il " conseguimento fraudolento di finanziamenti pubblici". Tutti i sette imputati sono stati già assolti per intervenuta prescrizione. 

Riguardo il reato di bancarotta fraudolenta, anch'esso prescritto, Rocco Antonio Chetta, come gestore "di fatto" e  Marco Di Giovanni Battistanel ruolo di legale rappresentantedi LIPA srl e Italappalti Srl, entrambe dichiarate fallite nel dicembre 2001, avrebbero distrutto i libri e le scritture  contabili.



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