I sindacati degli inquilini SICET (Cisl), SUNIA (Cgil) e UNIAT (Uil) esprimono contrarietà su quanto accaduto nelle scorse ore presso gli alloggi popolari di Arca Sud a Matino. Un problema che si ripete spesso, ma che ancora fatica a trovare una soluzione definitiva. A causa della morosità di alcuni inquilini, dovuta alla crisi economica che persiste incessantemente, giunge il distacco dell’acqua. Alla fine, purtroppo, è avvenuto proprio l’espianto del braccio dell’acquedotto per una palazzina Arca Sud. Una misura drastica, ma varata al fine di evitare eventuali allacci abusivi, che però va discapito di chi invece tiene i conti in regola. Nemmeno la proposta di rateizzazione del debito, inoltre, pare sostenibile per gli abitanti dello stabile. Ciò, peraltro, davanti agli occhi attoniti delle ventotto famiglie interessate, mentre le forze dell'ordine, sul posto, placavano gli animi.
A segnalare la notizia alla redazione di LecceNews24.it è Alessandro Monosi, segretario territoriale del sindacato inquilini SICET della CISL. Lo fa attraverso l’invio di un comunicato unitario nel quale tutte e tre le sigle definiscono quanto avvenuto a Matino “un atto gravissimo ed intollerabile ancorché come si apprende dagli organi di stampa in quelle famiglie vi è la presenza di minori e persone con disabilità”. Oltretutto, c’è da contare l’assenza di bagni chimici e viene da chiedersi come faranno adesso queste fasce più deboli.
“Dovrebbe essere garantito come previsto da una legge dello Stato una fornitura minima di almeno 50 litri d'acqua al giorno. Poiché l'acqua e un bene di prima necessità”, si legge nel comunicato sindacale. Concetto, questo, messo nero su bianco in un apposito decreto governativo del 29 Agosto 2016, poi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 241 del 14 ottobre scorso. Provvedimento che parla chiaro: considerando eventuali condizioni economiche disagiate, il minimo garantito deve essere tale anche qualora non si riesca a pagare le bollette.
Ergo, chi versa in condizioni documentate di disagio, gli viene garantito un diritto di 50 litri d’acqua al giorno. Pertanto, nucleo famigliare che, ad esempio, possiede un ISEE al di sotto dei 7.500 euro, da tale punto di vista viene tutelato.
“Siamo disponibili – conclude la nota – ad eventuali incontri con le istituzioni per trovare dove possibile punti d'incontro nell'interesse dell'inquilinato di queste abitazioni”. Adesso i legali della famiglie si stanno adoperando per risolvere l'annosa situazione.
A stretto giro è giunta la replica, altrettanto puntuale, di Acquedotto Pugliese: 'Abbiamo provveduto alla rimozione di un allaccio abusivo, relativo ad una posizione cessata nel dicembre 2015, con un debito di oltre 110 mila Euro e riferito a ben 19 fatture inevase, emesse dal 2010 al 2016. Tale azione si è resa necessaria al termine di una lunga serie di atti, procedure, proposte di dilazione, tavoli di concertazione, tutti con esito negativo e nonostante la buona volontà dimostrata da questa azienda, in ogni sede, con tutti i soggetti via via coinvolti. Giova, anche ricordare gli ultimi passaggi di questa spiacevole vicenda per meglio comprendere i fatti. Tralasciando gli innumerevoli tentativi di componimento bonario succedutisi negli anni, questa azienda il 14 dicembre 2015, suo malgrado, ha dovuto procedere alla rimozione dell’impianto, salvo poi constatare, qualche giorno dopo, la presenza di un allaccio abusivo, prontamente denunciato alle autorità competenti. L’acqua è un bene comune che impone diritti e doveri. In capo alla collettività quella di contribuire al mantenimento degli standard di qualità del servizio richiesti. Il servizio svolto da Acquedotto Pugliese, infatti, ha un costo e viene svolto senza alcun intervento della fiscalità generale, ma semplicemente grazie al pagamento di un corrispettivo da parte dei titolari dei contratti di somministrazione che, con la correttezza dei loro comportamenti, garantiscono a tutti la fruibilità del bene'.
