Ancora non si è spenta l’eco della morta di Khalid Lagraidi, marocchino 41enne, scomparso il 23 giugno dell’anno scorso e ritrovato cadavere, con il cranio fracassato, all’interno di un fusto di ferro, in una pineta alla periferia di Gallipoli la notte dello scorso 31 gennaio.
Nell’inchiesta sul ritrovamento del 41enne sono indagati l'ex pentito Marco Barba, detto Tannatu e la figlia Rosalba. Sarebbe stata proprio lei, infatti, a condurre i Carabinieri sulla strada giusta, confessando di essere stata presente all’esecuzione e costretta dal padre a aiutarlo a nascondere il cadavere
Nella giornata di oggi c’è stato l’interrogatorio del genitore per le quali c’era molta attesa.
Marco Barba, assistito dall’avvocato Speranza Faenza ha rilasciato un serie di dichiarazioni spontanee dal carcere di Taranto.
Dinnanzi al Sostituto Procuratore Antimafia Alessio Coccioli, nel corso di un interrogatorio durato oltre due ore, ha ribadito che non c'entra nulla con l'omicidio dell'ambulante marocchino.
Secondo quanto dichiarato la figlia Rosalba avrebbe cercato di scaricare su di lui le responsabilità e si professa è assolutamente estraneo. Inoltre, ha dichiarato, che per la brutalità delle modalità, l'omicidio di Khalid Lagraidi non rientra nel suo "stile".
Barba ha, altresì, annunciato l'intenzione di denunciare la figlia per calunnia e ha "consigliato" agli inquirenti di indagare approfonditamente su di lei, poiché ritiene che stia coprendo qualcuno.
Ha inoltre confermato di essere a conoscenza che quest'ultima avesse una relazione con la presunta vittima, ma di non averla mai ostacolata. Infine, ha fornito alcuni indizi sulle piste da seguire per risalire a chi ha acquistato la calce ed il bidone.
