Prese in ostaggio la famiglia della ex e diede fuoco al suocero: chiesta condanna a 9 anni

Sarebbe stata una storia d’amore finita male a scatenare la follia di Alvise Miccoli che, il 20 luglio di due anni fa, ha seminato il panico all’interno dell’abitazione della ex fidanzata, nelle campagne che da Nardò conducono ad Avetrana.

Una vicenda giudiziaria degna de “il processo” di Kafka. Parliamo di Alvise Miccoli, 34enne di Nardò, arrestato il 20 luglio del 2016 per aver preso in ostaggio la famiglia della ex compagna e dato fuoco al suocero.

Il processo è in qualche maniera “regredito” al suo stato originario. Questa mattina, si è svolto per la seconda volta il processo con rito abbreviato. Il pubblico ministero Emilio Arnesano ha invocato la condanna a nove anni di reclusione. Invece, il difensore di Miccoli, l’avvocato Luigi Corvaglia, ha chiesto la riqualificazione dei reati più gravi.

La sentenza è prevista lunedì prossimo.

Il processo precedente

Nelle settimane scorse, il precedente difensore di Miccoli, l’avvocato Lorenzo Rizzello, ha avanzato “nuovamente” richiesta di abbreviato. Infatti, nei mesi scorsi si stava celebrando il rito “alternativo”, innanzi ai giudici della prima sezione collegiale.

Si era alle battute finali ed il pm aveva anche discusso. Il collegio, però, non ha emesso alcuna sentenza, ravvisando che bisognava ricominciare da capo, poiché il reato di sequestro di persona a scopo di estorsione era di competenza della Corte di Assise. Il fascicolo è stato così trasmesso ai “nuovi giudici”, per un nuovo processo che, in realtà, non si è mai celebrato. Nel frattempo, infatti, il legale di Miccoli, ha chiesto che il fascicolo ritornasse sulla scrivania del Gip richiedendo, per questioni procedurali, che si procedesse al rito abbreviato, ma dinanzi al giudice dell’udienza preliminare.

Le accuse

Miccoli risponde dei reati di sequestro di persona a scopo di estorsione; tentato omicidio, rapina aggravata, danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale. Le persone offese si sono costituite parte civile con l’avvocato Simone Fontana.

Sarebbe stata una storia d’amore finita male a scatenare la follia di Miccoli, volto noto alle cronache locali, che il 20 luglio di due anni fa, ha seminato il panico all’interno dell’abitazione della ex fidanzata, nelle campagne che da Nardò conducono ad Avetrana.

Erano da poco passate le 10.00, quando il 34enne ha sfondato la porta della villetta stringendo tra le mani una bottiglia contenente del liquido infiammabile. In casa c’era tutta la famiglia: la ventenne che, da quando aveva deciso di troncare la relazione, era stata più volte minacciata dall’ex ormai accecato dalla gelosia, la sorella più piccola, l’anziana nonna non vedente e il padre che, forse intuendo quello che stava per accadere, ha afferrato un’arma, per tentare di “difendere” i propri cari dalla furia incontrollabile dell’uomo. Dopo aver disarmato l’ex suocero, Miccoli lo ha cosparso con la benzina e gli ha dato fuoco.



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