Operazione “Cinemastore”: dopo la condanna a 18 anni, scarcerato Roberto Nisi per decorrenza dei termini 

Il 63enne di Lecce, a seguito del ricorso presentato presso la Corte Costituzionale dall’avvocato Ladislao Massari, ha potuto lasciare il carcere. Nisi questa mattina ha potuto assistere da uomo libero, al processo di Appello in cui si discuteva la posizione del fratello Giuseppe.

Scarcerato dopo aver scontato pochi mesi di detenzione, nonostante una pesante condanna per associazione mafiosa. È il controverso caso giudiziario di Roberto Nisi. Il 63enne di Lecce, a seguito del ricorso presentato presso la Corte Costituzionale, ha potuto lasciare il carcere per decorrenza dei termini.

Il processo di primo grado

In primo grado, Nisi era stato condannato nel dicembre scorso, a 18 anni di reclusione (con le attenuanti generiche, equivalenti all’aggravante della recidiva), al termine del processo con il rito ordinario, scaturito dall’operazione investigativa “Cinemastore”, celebratosi innanzi ai giudici della prima sezione penale collegiale.

Il pm, all’inizio del processo, aveva richiesto di estendere il reato di associazione mafiosa a carico di Nisi, all’arco temporale compreso tra il 2010 ed il 2013. Il legale aveva quindi sollevato una questione di legittimità costituzionale, poiché dopo l’accoglimento dell’istanza della pubblica accusa, l’imputato non poteva più chiedere il giudizio abbreviato. Gli atti sono stati inviati alla Corte Costituzionale che ha successivamente disposto la sospensione del giudizio e la scarcerazione di Nisi per decorrenza dei termini massimi di custodia cautelare.

Nisi, dunque,  questa mattina ha potuto assistere da uomo libero, (dovrà però rispettare le prescrizioni riguardanti gli orari di rientro a casa), al processo di Appello in cui si discuteva la posizione del fratello Giuseppe Nisi e di un altro imputato. La Corte di Cassazione, per quest’ultimi, nei mesi scorsi aveva disposto l’annullamento con rinvio della condanna maturata nel primo processo di Appello, per una questione inerente la recidiva.

Gli “ermellini” avevano invece confermato la sentenza di condanna con giudizio abbreviato, per quasi tutti gli altri imputati.

Le inchieste Cinemastore e Reset

Il culmine dell’operazione investigativa  “Cinemastore” risale al gennaio 2012. L’inchiesta condotta dal procuratore capo Cataldo Motta e dal sostituto Guglielmo Cataldi ha documentato il processo di espansione dei clan della Scu, operante a Lecce e in alcune zone del brindisino e legati alla figura di Pasquale Briganti e dei fratelli Roberto e Giuseppe Nisi.

Vennero eseguite ben 41 ordinanze di custodie cautelare in carcere. Le accuse a vario titolo ed in diversa misura, erano di: associazione per delinquere di stampo mafioso, finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, gioco d’azzardo, tentata rapina, tentata estorsione, riciclaggio e detenzione di arma comune da sparo. Tra le attività illecite della Scu venute alla luce, la riscossione del “punto”, (la tangente sul commercio della droga) operato da soggetti non inseriti nell’organizzazione, ma di fatto assoggettati al pagamento della tassa nei confronti di chi aveva il controllo del territorio.

L’attività investigativa è iniziata dopo l’omicidio di Antonio Giannone avvenuto la sera del 6 aprile del 2009 e il successivo attentato compiuto ai danni della videoteca Cinemastore pochi giorni dopo. Infatti, il 19 aprile, venne piazzata una bomba contro l’esercizio commerciale di via Mincio, nell’ambito di una ritorsione ai danni dell’ex sicario della Scu e collaboratore di giustizia Giampaolo Monaco.

Risale invece al novembre del 2014, il blitz scaturito dall’operazione Reset, quando vennero arrestate quattro persone, ritenute dagli inquirenti in odore di Scu e, in particolare, della frangia facente capo a Roberto Nisi del quale avrebbero favorito la latitanza dal 24 gennaio al 12 maggio del 2012, giorno del suo arresto, avvenuto presso lo scalo ferroviario Roma Termini.

Dunque, secondo l’ipotesi accusatoria sostenuta nel processo a carico di Nisi, l’uomo avrebbe continuato a rivestire il ruolo di capobastone della Scu.



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