
Nessuno “sconto di pena” per l’omicida di Mattia Capocelli il giovane freddato con un colpo di pistola nei pressi di un fast food a Maglie.
La Corte d’Assise di Appello (presidente Vincenzo Scardia) ha confermato la sentenza di primo grado del gup Marcello Rizzo, emessa con il rito abbreviato, ed ha condannato Simone Paiano, 27 anni di Maglie alla pena di 19 anni, 3 mesi e 30 giorni di reclusione per omicidio volontario e detenzione abusiva d’arma.
Confermati anche la misura di sicurezza della libertà vigilata per 3 anni ed il risarcimento del danno di 750 mila euro per i familiari di Mattia Capocelli. Nello specifico, 600 mila euro per i genitori e 150 mila euro per il fratello, che si sono costituti parte civile con gli avvocati Alberto ed Arcangelo Corvaglia.
Il sostituto procuratore generale Salvatore Cosentino ha chiesto in una precedente udienza, il riconoscimento dell’attenuante della provocazione, invocando una pena inferiore a 16 anni. Gli avvocati Dimitry Conte e Amilcare Tana, difensori di Simone Paiano, hanno sempre sostenuto la tesi difensiva della legittima difesa. I due legali, una volta depositate le motivazioni della sentenza, entro il termine di 90 giorni, potranno fare ricorso in Cassazione.
Invece, la Corte d’Assise di Appello ha condannato, escludendo alcune aggravanti, ad 1 anno e 4 mesi: Salvatore Maraschio, 26 anni, detto “Toto”; Marco Cananiello, detto “Bravo”, 22 anni; Andrea Marsella, 29enne, detto “Banderas”, tutti di Maglie (1 anno, 5 mesi e 10 giorni in primo grado). Erano inizilamente accusati di sequestro di persona, porto abusivo d’armi e lesioni personali aggravate dall’avere agevolato l’associazione mafiosa.
E poi, confermata la condanna alla pena di 1 anno per Domenico Tunno, 31enne di Maglie, accusato di favoreggiamento personale. Occorre anche ricordare che Andrea Paiano, il fratello del presunto omicida (ferito durante l’agguato), si era costituito parte civile, con l’avvocato Dimitry Conte.
Il giudice Rizzo aveva condannato Maraschio, Cananiello e Marsella al risarcimento in solido del danno di 10 mila euro.
Il collegio difensivo è completato dagli avvocati: Simone Viva, Luigi Corvaglia, Mario Blandolino, Giuseppe Presicce, Roberta Cofano, Antonia Candido, Alessandra Luchina.
Le indagini sono state condotte dai carabinieri del Nucleo Operativo di Lecce e dai colleghi del Norm di Maglie. Come risulta nell’avviso di conclusione, a firma del procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi e del sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini, l’omicidio di Mattia Capocelli sarebbe maturato a seguito di contrasti per lo spaccio di droga nel territorio magliese. Da una parte c’era Simone Paiano che, dopo la sua scarcerazione, aveva manifestato a Capocelli l’intenzione di spacciare in autonomia. In particolare, si era rifiutato di aderire e di avere rapporti “commerciali” con il clan mafioso capeggiato da Francesco Amato detto “Padreterno”, smantellato con l’operazione “Tornado” e di cui faceva parte anche Capocelli, oltre a Maraschio, Cananiello, Marsella.
Attraverso l’omicidio di Mattia Capocelli, 28enne di Maglie, avvenuto il 25 aprile del 2019 nei pressi di una rivendita di panini in via Don Luigi Sturzo, Paiano voleva ottenere il controllo incontrastato dello spaccio.
Il 26enne magliese, nel corso dell’interrogatorio in carcere, ha riferito di essere stato vittima di un agguato e che non aveva intenzione di uccidere Capocelli. Sul suo corpo sono state trovate delle lesioni che, in seguito alla consulenza del medico legale, sono risultate compatibili con ferite da arma da taglio.