
Arriva la condanna a 4 anni di reclusione per l’ex assessore al bilancio del comune di Lecce, Ennio De Leo, in merito al crac finanziario di Omfesa, con sede a Trepuzzi dichiarata fallita nel marzo del 2013.
La sentenza è stata emessa ieri dai giudici della seconda sezione collegiale (presidente Bianca Maria Todaro), al termine del processo di primo grado. Ennio De Leo, 75 anni di Lecce, in qualità di Presidente del Consiglio di Amministrazione, dal 5 maggio del 2003 al 22 marzo del 2013, e di Direttore Generale, dal 21 marzo 2003 al 22 marzo 2013, della Omfesa (Officine Meccaniche e Ferroviarie del Salento s.r.l.), specializzata in costruzione, riparazione e manutenzione di veicoli ferroviarie, è stato ritenuto responsabile del reato di bancarotta fraudolenta, con l’esclusione dell’aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità.
I giudici hanno disposto nei suoi confronti anche l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e dichiarato nei suoi confronti l’impossibilità ad avviare un’impresa commerciale ed a ricoprire incarichi direttivi per 4 anni.
I giudici hanno invece dichiarato il non doversi procedere per prescrizione, riguardo un’altra ipotesi di reato per bancarotta, per Ennio De Leo ed il figlio, l’avvocato Gianluca De Leo, 48 anni di Lecce, in qualità di legale rappresentante della PARFE s.r.l. esercente l’attività di “altri servizi di sostegno alle imprese nca” (tra il 2 agosto del 2004 al 27 giugno del 2012). Non solo, anche per Giuseppe Pacchioni, 65enne di Mantova, legale rappresentante della medesima società, a partire dal 25 luglio del 2012.
La pubblica accusa aveva invocato la condanna a 4 anni e 6 mesi per Ennio De Leo e quella a 2 anni e 6 mesi per il figlio Gianluca e per Pacchioni.
Le motivazioni della sentenza si conosceranno entro i prossimi 90 giorni, La difesa di Ennio De Leo, rappresentata dall’avvocato Donato Mellone, potrà fare ricorso in Appello.
Gianluca De Leo è difeso dagli avvocati Antonio De Mauro e Roberto Pascariello.
Giuseppe Paccioni era difeso dall’avvocato Federico Cecconi.
Il primo episodio di bancarotta
Nell’ambito dell’inchiesta condotta dal pm Giovanna Cannarile, Il solo Ennio De Leo era accusato di varie irregolarità commesse dal 2006 al 2011. Tra di esse: l’artificiosa indicazione in sede di bilancio di dati contabili non corrispondenti al vero. Nello specifico, attraverso la sopravvalutazione delle rimanenze finali dei materiali di consumo e di merce; la sovrastima dei componenti positivi di reddito, grazie alla fittizia patrimonializzazione di costi per costruzioni interne e manutenzioni straordinarie; l’omessa indicazione di elementi positivi nella dichiarazione IRAP relativa al 2006. Dunque, sostiene la Procura, Ennio De Leo avrebbe alterato la rappresentazione della situazione economico patrimoniale della società, permettendo all’OMFESA di chiudere ciascun anno con fittizi utili di esercizio e compensi straordinari a se stesso, quale Presidente del C.d.a. per un importo complessivo di circa 1.147.089, 69 euro.
Il secondo episodio
Secondo la Procura, Ennio De Leo, in concorso con il figlio Gianluca e Pacchione, a fronte dell’acquisto da parte della PARFE di debiti della OMFESA, presso società creditrici per un importo complessivo di 1.264.682 euro, compensavano tale credito con la cessione di un terreno di proprietà della OMFESA, adiacente allo stabilimento, per un valore complessivo di 1.080.000 euro.
Come detto, per questo secondo episodio, i giudici hanno disposto il non doversi procedere per prescrizione.