Scomparsi lo scorso 10 marzo e ritrovati morti in una cisterna. Tre arresti

Giunto a una svolta il mistero sulla scomparsa di Massimiliano Marino e Luca Greco. I due sono stati uccisi e i corpi nascosti in un pozzo nelle campagne del comune del Nord Salento. La scoperta e i provvedimenti dopo una serie di indagini da parte dei Carabinieri.

Nel corso delle prime ore della mattinata, il personale del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Lecce ha eseguito tre ordinanze di custodia cautelare in carcere,  richieste dalla Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di: Mino Perrino presunto responsabile di duplice omicidio e soppressione del cadavere di Luca Greco  e Massimiliano Marino scomparsi il  10 marzo 2013. Nell'occasione, Greco riferì alla moglie che si sarebbe recato all’Ipercoop di Surbo (LE), unitamente a Marino ma, da quel momento in poi, dei due si sono perse le tracce e vani risultavano i tentativi di rintracciarli posti in essere dai familiari. Luigi Tasco e Franz Occhineri, invece, sarebbero i presunti responsabili, in concorso, di favoreggiamento in duplice omicidio e soppressione di cadavere. I dettagli sono stati illustrati questa mattina dal Procuratore della Repubblica di Lecce, Dott. Cataldo Motta, assieme al Comandante Provinciale dei Carabinieri di Lecce, Maurizio Ferla, ed il Capitano Biagio Marro.

Da una prima ricostruzione dei fatti sembrerebbe, infatti, che lo scorso 10 marzo, Mino Perrino  – che sarebbe il presunto responsabile del duplice omicidio – si sia fatto accompagnare con un pretesto dai due uomini scomparsi, già suoi conoscenti, presso un fondo agricolo nella sua disponibilità  sito a Campi Salentina, dove avrebbe portato a compimento il suo proposito di vendetta nei confronti di  Massimiliano Marino, autore di una serie di avances sessuali nei confronti della sua convivente. Luca Greco, invece, avrebbe avuto solo la colpa di essere diventato un testimone scomodo e pertanto sarebbe stato eliminato anch’egli. Le attività svolte raffrontate con le precise e decisive dichiarazioni di un teste avrebbero rafforzato  il quadro investigativo delineato e condiviso dall’Autorità Giudiziaria che in data odierna ha emesso i provvedimenti a carico dei tre.  «Le attività di repressione messe a segno da parte delle forze dell'ordine funzionano benissimo – sostiene il dott. Cataldo Motta – ma quando per motivi di questo tipo si arriva ad ammazzare la gente, soprattutto poi se fuori dal contesto mafioso,  significa che siamo alla frutta».

Nel corso delle indagini, sviluppatesi mediante l’ascolto di familiari e  conoscenti – ma anche  analisi e confronto di tabulati di traffico telefonico storico – l’attenzione è stata focalizzata fin da subito nei confronti di Mino Perrone, gravato da precedenti di polizia per reati contro il patrimonio, e di un altro soggetto per via dell’assiduità dei contatti telefonici e dei documentati rapporti di frequentazione con gli scomparsi.  In tale contesto, il testimone chiave dell’intera vicenda, dopo una prima ritrosia determinata dal comprensibile stato d’ansia generato dalla gravità dell’episodio, ha fornito una dettagliata ricostruzione dell’accaduto in cui sono emerse inequivocabilmente le ipotetiche responsabilità di Mino Perrino quale  presunto autore del duplice omicidio. Nonché quelle di Luigi Tasco e Occhineri Franz per aver concorso nella soppressione dei cadaveri e aver favorito Perrino ad eludere le indagini.

Ascoltato dal P.M. e dai carabinieri, il testimone ha riferito che la frequentazione assidua di Perrino e Marino sarebbe stata determinata da una lunga conoscenza e forse anche da complicità in alcuni delitti commessi dai due. Aggiungeva inoltre che Marino, solito intrattenersi presso l’abitazione di Perrino, ultimamente aveva fatto delle esplicite “avances” di natura sessuale alla compagna convivente di quest’ultimo. Venuto a conoscenza dell’atteggiamento di Marino,  Perrino avrebbe esternato il proposito di dargli “una lezione”, manifestando a OcchineriI, Tasco e allo stesso testimone il proprio forte risentimento. L’occasione propizia sarebbe giunta proprio nel primo pomeriggio di domenica 10 marzo 2013 quando Marino, ignaro dell’astio nutrito nei suoi confronti, telefonò a Perrino, dicendogli che a breve sarebbe giunto presso la sua abitazione per bere un caffè. Inaspettatamente però Marino si sarebbe presentato a casa di Perrino in compagnia di Luca Greco, circostanza questa che tuttavia non lo avrebbe fatto desistere dai suoi propositi delittuosi, considerato anche i vecchi rancori serbati nei confronti di quest’ultimo, suo ex cognato. Con un pretesto quindi,  Perrino aveva condotto le vittime all’interno di un terreno, chiuso e recintato e del quale aveva la piena disponibilità. Lì – sempre secondo quanto sostiene l'accusa – avrebbe commesso l’azione omicida e sarebbe tornato in serata insieme al testimone, Tasco e Occhineri. Con questi ultimi due si sarebbe trattenuto per oltre un'ora all’interno della proprietà per sopprimere i cadaveri. In seguito Perrino, unitamente a Tasco, avrebbero provveduto a distruggere eventuali ulteriori prove dando fuoco alla Lancia Libra di Marino, a bordo della quale Perrino era giunto sul luogo di consumazione del delitto.

La ricostruzione dei fatti fornita dal testimone avrebbe poi trovato un oggettivo e puntuale riscontro sia nei tabulati di traffico storico delle utenze in uso alle persone coinvolte, sia negli elementi acquisiti dall’ascolto delle persone informate sui fatti e dalle attività tecniche svolte. Dalle dichiarazioni del testimone chiave emergono chiaramente le presunte responsabilità di Franz Occhineri e Luigi Tasco, i quali si sarebbero adoperati con Mino Perrino per sopprimere i due cadaveri, tornando con quest’ultimo sul luogo di consumazione del duplice omicidio. Ciò sarebbe avvenuto tra le 18.00 e le 20.00, come è rilevabile dalle brevi telefonate individuate a riscontro delle sue dichiarazioni sul tabulato del testimone ed effettuate sia a Occhineri che a Tasco in frenetica successione alle ore 18.57, 19.28, 19.35 e 19.36. Oltre alle dichiarazioni rese dal testimone e ampiamente riscontrate dai tabulati, le responsabilità di Perrino, Occhineri e Tasco emergono anche alla luce delle condotte da questi ultimi tenute nei giorni successivi alla scomparsa e, ancora, la sera del 4 maggio dopo l’ascolto determinante del testimone e al termine di una preliminare ispezione dei luoghi effettuata sul terreno in questione. In particolare Mino Perrino, in analogia temporale con le utenze degli scomparsi,domenica 10 marzo 2013 dalle ore 17.02, orario come visto immediatamente successivo a quello individuato come di consumazione dell’omicidio, aveva interrotto le comunicazioni telefoniche fino alle ore 06:59 della mattina successiva. Inoltre Perrino, alcuni giorni dopo l’accaduto, aveva cessato l’utilizzo dell’utenza telefonica e del cellulare ad essa abbinato, al fin – probabilmente – di dissimulare gli assidui contatti che erano intercorsi con Massimiliano Marino e che potevano pertanto ricondurre a lui le investigazioni.

Dagli elementi probatori acquisiti e sopra descritti emerge chiaramente come fin dai momenti immediatamente successivi all’episodio delittuoso, consumato con freddezza e lucida determinazione, Mino Perrino avrebbe posto in essere tutta una serie di condotte finalizzate incontrovertibilmente ad inquinare le prove, in particolare sopprimendo i cadaveri in concorso con Occhineri Franz e Tasco Luigi; incendiando e distruggendo completamente l’autovettura Lancia Libra della vittima rendendola inservibile all’acquisizione di tracce pertinenti al reato; disfacendosi dei telefonini e delle sim card con cui aveva contattato la vittima Massimiliano Marino e a lui in uso nelle fasi di consumazione dell’omicidio e concordando un’univoca versione di comodo da lui ideata e da rendere agli inquirenti.

Questa mattina, dopo gli arresti dei tre, l’epilogo della vicenda con il ritrovamento dei cadaveri dei due scomparsi in un pozzo nelle campagne di Salice Salentino, al confine con Campi Salentina, in contrada Don Francesco. Dopo le operazioni dei Vigili del Fuoco intervenuti per il recupero, si è preliminarmente appurato che i due dalla prima ispezione cadaverica sono stati attinti da almeno tre colpi di arma da fuoco ciascuno alla schiena. Sul posto, oltre alla sezione rilievi del Comando Provinciale Carabinieri di Lecce, il medico legale, il PM di turno e successivamente il Procuratore della Repubblica di Lecce, accompagnato dal Comandante provinciale dei Carabinieri di Lecce, Col. Maurizio Ferla.



In questo articolo: