Incastrati dalle telecamere i ladri delle “spaccate”, hanno commesso l’errore di usare sempre la stessa auto come ariete

Il provvedimento cautelare eseguito da i Carabinieri del Comando provinciale. L’operazione denominata “Spacco Matto”. Fermati un uomo e una donna indagati per una serie di furti con spaccata in numerosi esercizi commerciali.

Usavano sempre la stessa tecnica della “spaccata” per mettere a segno i colpi perché “funzionava”. Anche l’obiettivo era sempre lo stesso: impossessarsi del registratore di cassa degli esercizi commerciali presi di mira. Sarebbero fuggiti con il bottino in mano, senza perdere tempo prezioso. Certo, non potevano prevedere quanto denaro era contenuto nel “cassetto”, ma con quel modus operandi sempre identico erano riusciti a farla franca, almeno fino a quando non gli si è ritorto contro.

L’auto, rigorosamente rubata, con cui si creavano un varco, alla fine, è stata determinante per dare un volto e un nome a Bonny e Clyde in salsa salentina, diventati “famosi” alle forze dell’ordine, grazie alle scorribande notturne che avevano allarmato il basso Salento.

A finire nei guai sono Marco De Lorenzis, 41enne attualmente in carcere per una rapina commessa a Ugento con la sua partner in crime, Ines Stamerra, 26enne balzata spesso agli onori della cronaca locale.

Il “copione”

La coppia, in passato legata anche sentimentalmente, agiva sempre nello stesso modo: rubava un’auto che veniva “parcheggiata” in zone disabitate o nascosta tra la vegetazione per non essere ritrovata. Una volta individuato l’obiettivo, con il mezzo usato come ariete “spaccavano” letteralmente la porta di ingresso dell’attività finita nel mirino. Dopodiché fuggivano con gruzzolo raccolto, anche misero.

Nel piano “perfetto” hanno commesso uno sbaglio

I due hanno commesso un errore che alla fine è stato determinante per incastrarli: nei giri notturni hanno usato sempre una Renault Kangoo, prelevata dal garage di una abitazione di Alliste il 02 febbraio. La macchina, ripresa dalle telecamere di video-sorveglianza, era sempre la stessa. Una volta ripresa ad Andrano, poi a Ruffano e in tutte le città visitate dalla coppia.

Ricostruire il resto non è stato semplice: gli uomini in divisa hanno guardato ore e ore di immagini alla ricerca di indizi utili. Con i filmati hanno ricostruito le vie di fuga e capito che si trattava sempre della stessa mano: un uomo e una donna, uniti nel crimine. Lei, ha cercato di camuffarsi: si è vestita da uomo, ha indossato un abbigliamento tipicamente maschile, ma è stata tradita dai movimenti “femminili”.

L’elenco dei colpi:

  • Il 2 febbraio hanno preso di mira una pizzeria di Andrano, dove hanno “divelto” la porta d’ingresso con l’auto per impossessarsi del registratore di cassa contenente 300 euro in contanti. La stessa notte si sono spostati a Ruffano, in un negozio di articoli casalinghi. In questo caso il bottino è stato di 200 euro. Hanno agito con il volto coperto da un passamontagna, ma non è bastato.
  • Il 3 febbraio si sono spostati a Melissano, ma questa volta qualcosa è andato storto: sfondando la vetrata di ingresso è scattato il sistema di allarme. Probabilmente intuendo di essere alle strette, hanno desistito dal loro intento.
  • Il 4 febbraio è toccato ad un negozio di abbigliamento di Matino. Anche qui, con il volto protetto da un passamontagna, hanno ‘spaccato’ la porta di ingresso e rubato il registratore di cassa contenente 1.000 euro.
  • E ancora. Il 5 febbraio hanno visitato un centro scommesse di Melissano sempre con la stessa tecnica, ma questa volte insieme al registratore di cassa contenente 300 euro hanno portato via un monitor di un PC.
  • Ultimo, anche se non sarà sicuramente l’ultimo colpo è il furto in un bar di Felline sempre del 05 febbraio. Inutile raccontare il modus operandi, l’unica ‘novità’ è il bottino. Si sono dovuti accontentare di appena 10 euro perché è scattato il sistema di allarme.

Le accuse

I provvedimenti cautelari sono stati emesse dal gip Antonia Martalò su richiesta del pubblico ministero Donatina Buffelli che ha coordinato le indagini. L’accusa contestata è concorso continuato nella commissione di furti aggravati. È stato un lavoro certosino quello svolto dagli uomini del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Casarano che sono riusciti a far luce sui furti commessi dall’inizio dell’anno. Pezzo dopo pezzo hanno ricomposto il puzzle riuscendo a risalire all’identità della coppia: determinanti, come detto, sono state le immagine delle telecamere di sorveglianza sia degli esercizi commerciali e sia delle possibili vie di fuga.