Filmini con scene di sesso tra studenti minorenni: sette giovani rischiano il rinvio a giudizio

L’inchiesta è stata chiusa nel maggio scorso e tra gli indagati compare anche la 16enne che aveva sporto denuncia. Intanto la Procura ordinaria sta vagliando la posizione di un prete che risponde della accuse di detenzione e divulgazione di materiale pornografico.

Un vorticoso giro di video con scene di sesso tra minorenni, per il quale sono indagati sette giovani studenti.

L'inchiesta,  dopo l'avviso di conclusione, potrebbe approdare ad uno step successivo: la richiesta del pubblico ministero di esercitare l'azione penale nei confronti degli indagati. Dunque, il procuratore capo Maria Cristina Rizzo ed il pm Anna Carbonara, entrambe del Tribunale per i Minorenni, potrebbero chiedere il rinvio a giudizio per sette giovani studenti, tra cui risulta anche la 16enne che aveva sporto denuncia, attraverso la madre.

L'inchiesta avviata alla fine di aprile 2015 si è conclusa nel maggio scorso. Gli indagati, all'epoca dei fatti tutti minorenni, rispondono, a vario titolo ed in diversa misura, dell'accusa di detenzione, produzione e divulgazione di materiale pedopornografico. Tre ragazzini risiedono a Lecce, due a Trepuzzi, uno a Cellino San Marco ed un altro a Melendugno. La maggior parte di loro frequentano un noto liceo leccese, mentre due indagati, una scuola privata del capoluogo salentino.

Ma andiamo con ordine. Il 22 aprile del 2015, la Dirigente Scolastica di un Liceo di Lecce si presenta innanzi agli uomini della sezione di polizia giudiziaria presso il Tribunale dei Minorenni. Nel verbale di dichiarazioni spontanee redatto dagli investigatori, racconta di avere ricevuto alcuni alunni della sua scuola e i loro genitori che le riferivano di un video, inviato su un gruppo Whatsapp: le immagini ritraevano una studentessa del liceo durante un rapporto sessuale con un altro minorenne, mentre un giovane li filmava con il telefonino.

I protagonisti del video "hot" erano compagni di classe. I due studenti avrebbero confermato, innanzi alla Dirigente e poi agli inquirenti, l'esistenza del filmato e hanno aggiunto, però, che la  compagna di classe sapeva di essere filmata ed era consenziente, sia per i rapporti sessuali, quanto sul fatto di essere ripresa. I due liceali hanno riferito di ulteriori video che venivano fatti circolare su Whatsapp da diverse persone, ma non da loro e ritraevano scene di sesso tra altri studenti minorenni e la ragazzina.

Il giorno dopo, la giovane avrebbe ribadito quanto riferito in presidenza, dinanzi agli investigatori, aggiungendo di essere a conoscenza che il primo video fosse stato inserito su un noto sito porno.  Anche su questo aspetto è stato aperto un fascicolo d'indagine a carico di ignoti con l'accusa di detenzione e divulgazione di materiale pornografico.

Nei giorni successivi, la madre della minorenne (all'epoca dei fatti 16enne) presenta una denuncia; i due alunni vengono iscritti nel registro degli indagati, mentre la loro compagna di classe risulta "parte offesa". Il genitore riferisce agli inquirenti che per quanto riferitele dalla figlia, ci sarebbero quattro video che riprendono la ragazzina durante atti sessuali con minorenni. Sarebbero stati realizzati fuori dalla scuola.

I giovani studenti utilizzavano appartamenti, nella disponibilità di genitori, zii e nonni. I video sarebbero stati girati all'insaputa della figlia e messi in circolazione contro la sua volontà. Gli ultimi due filmati sarebbero stati realizzati da altri minorenni, frequentanti una scuola privata di Lecce. Tre nuovi nominativi di studenti finiscono nel registro degli indagati.

Intanto, l'inchiesta si arricchisce di nuovi particolari. Infatti su un emittente locale, nel frattempo, sarebbe andato in onda un servizio che riguardava la vicenda "hot" tra studenti minorenni.

Nei mesi successivi, viene depositata la consulenza tecnico informatica sui telefoni degli indagati e della persona offesa. Dopo un'attenta analisi (alcuni dispositivi mobili sarebbero stati manipolati) sarebbero emersi nuovi importanti elementi ai fini delle indagini; la 16enne avrebbe inviato diversi video su Whatsapp con espliciti riferimenti a nomi e cognomi dei protagonisti, oltre a fotografie dal contenuto pornografico autoprodotte.

Durante le indagini, sono stati ascoltati una ventina testimoni ( soprattutto loro coetanei), come persone informate dei fatti. Nel febbraio del 2016, la ragazza viene iscritta nel registro degli indagati, così come un altro minorenne. A questo punto, sono sette gli indagati. La giovane liceale nel verbale d'interrogatorio, a questo punto, avrebbe ammesso gli addebiti, dichiarando di aver partecipato a quei video soltanto per attirare l'attenzione di alcuni protagonisti della vicenda. Inoltre, avrebbe affermato di essere consapevole che il rapporto sessuale del 10 marzo 2015 sarebbe stato filmato.

Dalla consulenza tecnica della Procura, emergerebbe anche il nome di un prete che avrebbe inviato il primo video, "anticipando" all'interlocutore di poter mandare anche altri filmati. L'uomo è stato iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico. La posizione del sacerdote è finita al vaglio della Procura ordinaria. Come quella di un maggiorenne della provincia di Taranto, che avrebbe creato un "evento" in cui  "invitava ad accoppiarsi" con la ragazzina. Le indagini condotte dal sostituto procuratore Maria Vallefuoco sono ancora in corso.
 
I minori protagonisti della vicenda a "luci rosse" sono difesi dagli avvocati Vincenzo Magi, Mario Fazzini, Michele Palazzo, Cristiano Solinas, Massimiliano Petrachi, Francesco De Iaco, Cosimo Rampino, Umberto Bisciotti.



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