Ucciso per sbaglio da un collega, l’ultimo addio ad Andrea nel suo Salento

La camera ardente, allestita nella Caserma Ugolini di Milano resterà aperta fino alle 18.00 per permettere ad amici e colleghi di salutare per l’ultima volta Andrea Vizzi, il carabiniere ucciso da un colpo partito per errore.

Una processione silenziosa per dire addio ad Andrea, il carabiniere ucciso per sbaglio da un collega durante un’esercitazione. Tutti, ma proprio tutti vogliono salutare l’appuntato di Corigliano d’Otranto, centrato al petto da un proiettile calibro 9.  Un drammatico incidente: quel colpo non sarebbe mai dovuto partire perché la mitraglietta utilizzata durante la ‘simulazione’ doveva essere scarica.

La camera ardente, allestita nella sede del Comando provinciale dei Carabinieri di Milano resterà aperta fino alle 18.00. Le trombe che hanno intonato l’onore ai caduti hanno accolto il feretro avvolto dal tricolore, mentre colleghi e amici si sono messi sull’attenti in una triste sfilata funebre.

Accanto a sé, ha tutta la sua famiglia e la fidanzata, un’agente di Polizia del Commissariato di Sempione, ma anche chi ha avuto modo di conoscere il militare da poco entrato a far parte delle Api. Increduli gli ‘amici’ dell’A-Team, la squadra di Andrea. Quando tutti lo avranno salutato, il 33enne inizierà l’ultimo viaggio.

Arriverà in Salento e tornerà nella sua città natale dove si terranno i funerali, fissati per venerdì 23 febbraio, alle ore 15.00.

Tutto è accaduto, in pochi secondi, nel secondo piano interrato della Montebello. Il 33enne stava fingendo di essere un attentatore armato di coltello, pronto a minacciare i passanti. Una simulazione di quanto accaduto, di recente, in Inghilterra. Per questo non indossava il giubbotto antiproiettile. E comunque l’esercitazione doveva essere ad armi bianche. Eppure quel colpo è partito dalla mitraglietta di un collega.

Che cosa è successo?

Come si legge su Il Giorno è possibile escludere che un colpo sia rimasto in canna. La Pm12 è un’arma automatica a massa battente, cioè con una sorta di stantuffo posteriore che spinge il proiettile verso l’esterno e per la quale il caricamento di ogni singolo colpo non è effettuato dall’operatore. Una cosa è certa: se il colpo è partito, vuol dire che il caricatore era inserito. L’ipotesi più probabile è che il vice brigadiere lo abbia introdotto nella mitragliatrice convinto che fosse privo di proiettili, sicuro di averlo scaricato completamente.



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