Alle prime luci dell’alba, terminata una complessa attività investigativa, è stato arrestato il presunto autore dell’incendio all’autovettura del Comandante della Stazione di Vernole (il Luogotenente Carmine Schirinzi). I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Lecce e quelli della Stazione di Vernole hanno stretto le manette ai polsi di un 34enne.
Il fatto risale al 27 febbraio 2014 quando, nel cuore della notte, a Vernole, la SKODA Octavia del Comandante Schirinzi venne letteralmente divorata dalle fiamme. Fu subito chiaro agli investigatori che si trattava di un fatto doloso: l’incendio aveva sin da subito avuto dimensioni troppo vaste per pensare che potesse trattarsi di un corto circuito, tant’è che intervennero i Vigili del Fuoco per domare le alte fiamme che avevano peraltro già intaccato le abitazioni nelle vicinanze, mettendo in serio pericolo l’incolumità degli ignari abitanti.
C’era, però, una piccola telecamera di sorveglianza, posta proprio a ridosso del luogo del delitto, che – sempre secondo quanto sostengono i Carabinieri – ritrae l’accusato proprio mentre, a piedi, si dirige verso la vettura con un contenitore in mano, fuggendo subito di corsa al bagliore delle fiamme. Gli investigatori presero subito visione delle immagini, riconoscendone la sagoma. Così, fu dato corso ad una perquisizione domiciliare. L’attentatore si trovava in casa intento a giocare alla Playstation con tre amici, tutti e tre di Vernole; questa la prima giustificazione fornita agli inquirenti.
Un fatto particolare che – sempre secondo gli operatori – avrebbe iniziato a sgretolare le giustificazioni del 34enne, è stato il ritrovamento di un paio di jeans e di un giubbino di colore bianco, del tutto simili a quelli visibili nei filmati, appena lavati, ancora bagnati, stesi e profumati di sapone.
I ragazzi iniziarono a fornire degli alibi, dichiarando tutti di aver passato la serata in due locali, uno in paese, a poche centinaia di metri, l’altro nell’abitato di Pisignano. I Carabinieri, però, li hanno subito ascoltati separatamente e, ponendogli le stesse domande, li hanno messi in difficoltà, riscontrando una presunta falsità delle dichiarazioni. Vi era infatti – sostengono i militari – una totale discordanza sugli orari, sulle auto utilizzate per gli spostamenti, persino sugli abiti indossati, tutti particolari poi riscontrati con la visione delle immagini di diversi impianti di video-sorveglianza.
Al bar di Pisignano c’erano stati, ma non tutti insieme come avevano dichiarato: Il 34enne ci arriverà proprio dieci minuti dopo il fatto e, come mostra il video in mano agli inquirenti, entra nel locale col tipico modo di chi sta salutando degli amici già presenti prima del suo arrivo. La visione di altri filmati sembra inchiodare definitivamente il ragazzo: dieci minuti prima dell’incendio si trovava presso un distributore di carburanti, ove lo si vede riempire un contenitore con della benzina, mentre cinque minuti prima dell’incendio passa invece con la propria autovettura vicino all’auto del Comandante, come per accertarsi che tutto fosse tranquillo.
Quindi il PM Dott.ssa Roberta Licci, concordando con le risultanze investigative dei carabinieri e vedendo non un semplice danneggiamento, bensì la probabile volontà di creare un incendio di vaste proporzioni (attesa anche la vicinanza dell’auto ad un’abitazione, a dei contatori del gas che sono stati danneggiati e ad altre due auto parcheggiate nei pressi, prontamente spostate dai proprietari prima di un’eventuale esplosione), ha avanzato richiesta di arresto nei confronti del 34enne, richiesta quindi completamente avallata dal GIP Dott. Carlo Cazzella in data odierna. Il 34enne è stato quindi arrestato e condotto presso la sua abitazione in regime di arresti domiciliari, mentre i tre amici con cui fu trovato in compagnia la sera dell’incendio, sono stati denunciati a piede libero per favoreggiamento personale, per aver aiutato il 34enne ad eludere le investigazioni e sottrarsi, almeno nell’immediatezza, ai rigori di legge. Tutte accuse da cui ora dovranno difendersi.