La Camera decide di non decidere sulle intercettazioni di Marti: “Restituire gli atti al giudice”

Ieri mattina, il presidente Andrea Del Mastro Delle Vedove ha proposto e ottenuto dall’Assemblea, attraverso apposita votazione, di dichiarare la propria incompetenza.

La Camera vota ed approva la proposta di restituire gli atti, per l’autorizzazione all’uso di intercettazioni dell’inchiesta Case Popolari sul senatore Roberto Marti, all’autorità giudiziaria.

Ieri mattina, si è riunita la Giunta Plenaria ed il presidente Andrea Del Mastro Delle Vedove, in qualità di relatore, ha chiesto all’Assemblea di dichiarare la propria incompetenza. In seguito, i componenti hanno approvato a maggioranza la proposta. Dunque, anche la necessità di mandare indietro, al gip Giovanni Gallo, il corposo carteggio su Roberto Marti; ferme restando, però le “valutazioni della Presidenza della Camera in ordine al seguito in Assemblea, anche alla luce delle interlocuzioni avviate con il Senato”. Il relatore si è infatti riservato di segnalare nuovamente alla Presidenza, l’opportunità di una prosecuzione delle interlocuzioni tra i due rami del Parlamento.

I precedenti

Ricordiamo che nelle scorse sedute, il Presidente Delle Vedove ha illustrato alla Giunta i precedenti della Camera e del Senato, in ordine al riparto di competenze tra i due rami del Parlamento in sede di applicazione dell’articolo 6 della legge n. 140 del 2003, richiamando in particolare un caso, verificatosi durante la scorsa legislatura, in cui l’Autorità giudiziaria aveva indirizzato la richiesta di autorizzazione all’utilizzazione di intercettazioni di conversazioni nei confronti del senatore DenisVerdini, deputato all’epoca dei fatti, a entrambe le Camere. In quell’occasione, a seguito di contatti informali tra le omologhe Giunte dei due rami del Parlamento, si era pervenuti ad una soluzione condivisa, in base alla quale il Senato affermò la propria competenza. Ed è questo l’orientamento attuale della Giunta, sul caso del Senatore Roberto Marti.

Occorre però ricordare che Il Presidente Delle Vedove, nella stessa seduta, ha rilevato che al Senato è in corso di discussione un caso analogo, “atteso che il 23 gennaio scorso l’omologa Giunta del Senato ha concluso l’esame del documento riguardante il senatore Luigi Cesaro, nei cui confronti l’autorità giudiziaria di Napoli ha avanzato una richiesta di autorizzazione all’utilizzo di intercettazioni di conversazioni captate in epoca in cui rivestiva la carica di deputato”.

In questo caso, la Giunta di Palazzo Madama ha concluso che l’autorizzazione per l’uso delle intercettazioni va chiesta a Montecitorio, poiché Cesaro era deputato all’epoca dei fatti.

La richiesta del gip

Il gip Giovanni Gallo ha accolto l’istanza della Procura chiedendo l’autorizzazione alla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera. Infatti, all’epoca dei fatti, Marti era Deputato della Repubblica. La richiesta riguarda, non solo le intercettazioni confluite nell’ordinanza, ma anche altre otto, contenute nella richiesta di autorizzazione dei pubblici ministeri Massimiliano Carducci e Roberta Licci.

L’inchiesta

Ricordiamo che, dopo la chiusura dell’inchiesta “Estia”, la posizione di Roberto Marti risulta “stralciata”. Sotto la lente d’ingrandimento della Procura era finita la vicenda del pagamento dell’alloggio presso un B&B e poi l’assegnazione di un immobile confiscato alla mafia. Destinatario di questo “trattamento di favore” il fratello di un boss.

La Procura contesta a tutti gli indagati i reati di abuso d’ufficio, falso ideologico e tentato peculato.



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