Quando venne sospettata prima e condannata poi per l’omicidio del fidanzato, il militare Salvatore Pollasto, trovato senza vita in una Y10 bianca, una mattina del 4 aprile 2003, in una stradina di Casandrino solitamente frequentata da prostitute e coppie in cerca di intimità, Rosa Della Corte era appena maggiorenne. Era lei l’assassina a sangue freddo del compagno che diceva di amare. Il movente però non fu mai chiarito del tutto, sospeso tra il gioco erotico finito in tragedia e le coltellate inferte per gelosia. In primo grado la bella quanto spregiudicata ragazza fu condannata a 25 anni per omicidio volontario, pena poi ridotta in appello a 18 anni e confermata, nel 2006, dalla Corte di Cassazione. Ma ad incuriosire furono anche i segreti di quella ragazza campana, fredda ed impassibile, fatti di amanti, fughe, bugie, incontri occasionali che vennero sbattuti in prima pagina accanto ai diversi soprannomi che la stampa aveva coniato per definire quel suo carattere trasgressivo e ribelle.
11 anni dopo, esattamente il 22 agosto 2014, i riflettori si sono riaccesi su Rosa Della Corte. In pochi ricordavano il suo nome, quasi nessuno sapeva che la «mantide di Casandrino» stava scontando la sua pena nel Carcere di Lecce. Era arrivata a Borgo San Nicola il 26 settembre del 2011, con alle spalle diversi anni di carcere espiati, ed è lì che aveva iniziato un percorso personale che l’aveva trasformata da detenuta irrequieta a carcerata modello. Il suo carattere però non era cambiato, non del tutto almeno: schiva, introversa (almeno in apparenza), taciturna…la bella Rosa non aveva “amiche”, nonostante che nel reparto femminile dell’istituto di pena da circa un anno vige il cosiddetto «circuito aperto». Mancava poco alla fine della pena, ad aprile 2017 avrebbe saldato del tutto il suo conto con la giustizia. Per di più poteva usufruire dei permessi premio. Ne aveva ottenuti ben sei fino a quel venerdì mattina, quando non si è rientrata nella casa circondariale leccese.
Sparita chissà dove, fuggita, ufficialmente evasa. Stare dietro le sbarre, chiusa tra le quattro mura di un carcere è difficile per chiunque, figuriamoci per lei che lì dentro ci stava da quando aveva 18 anni. Negli ultimi mesi la «lady di ghiaccio», oggi 29enne, era depressa, dimagrita di 25 chili, provata da quella situazione che iniziava a starle troppo stretta. Eppure, fin da subito, l’ipotesi più probabile era quella della una fuga d’amore. A “pesare” oltre al passato di Rosa, anche quel nuovo amore, nato proprio a Borgo San Nicola con Lorenzo Trazza, cuoco 26enne originario di Muro Leccese con il quale aveva iniziato una relazione prima epistolare, poi concreta.
A far da “cupido” la sorella del ragazzo, compagna di cella della mantide campana per ben due anni. La scintilla era scoccata durante un colloquio: lei stava parlando con la madre, lui con la sorella. Da allora non si erano più lasciati. Si sono scritti tanto, circa 180 fogli sono stati trovati nella casa di Maglie del giovane cuoco, che li aveva custoditi gelosamente per il loro valore affettivo. Rosa, invece, li aveva distrutti, come aveva suggerito di fare anche al fidanzato, molto probabilmente per evitare di lasciare traccia. Anche di Trazza non si avevano più notizie da quel 22 agosto: l’aveva seguita per amore, in questa folle scelta di scappar via. E con lei era rimasta fino al due settembre quando si era presentato ai carabinieri di Roma. Insieme avevano raggiunto il Lazio ma l’idillio era finito poco dopo.
A quel punto, Rosa Della Corte, pensava di continuare la sua fuga da sola, ma non poteva farcela, senza soldi, senza sostentamenti e con il fiato sul collo delle forze dell’ordine che iniziavano a stringere il cerchio. Aveva dalla sua ancora la bellezza e quella capacità di manipolare gli altri. È qui che inizia l’altra storia, l’altra telenovela il cui epilogo è stato questo: la 29enne è stata trovata in un appartamento di Tor San Lorenzo, piccolo comune del litorale romano, in compagnia del nuovo compagno, un ragazzo rumeno di 31anni.
Quando i carabinieri hanno fatto irruzione ha addirittura finto di essere straniera, di non parlare italiano salvo poi essere smentita dagli accertamenti successivi. Una «convivenza di comodo» l’hanno definita durante la conferenza stampa di questo pomeriggio presso il Comando Provinciale, dove sono stati illustrati i dettagli dell'operazione denominata "Run Away". Insomma, scaricato Traglia che “non serviva più”, la donna ha subito cercato un “sostituto” che l’aiutasse a compiere il piano. La posizione del 31enne rumeno è ora al vaglio degli inquirenti: l’uomo potrebbe essere indagato per favoreggiamento o peggio per concorso in evasione.
Ma non si è giunti nel litorale laziale per puro caso: la svolta è arrivata ieri pomeriggio. Attraverso l’analisi dei tabulati telefonici dei parenti dell’evasa, ai militari non è passato inosservato un nuovo numero di telefono, attivato il 18 agosto. Dalle intercettazioni ambientali poi la conferma definitiva: Rosa si è "tradita" quando ha chiamato alcuni parenti a Reggio Emilia per chiedere una ricarica telefonica ed è stato in quel momento, grazie alla cella telefonica agganciata, che è stato possibile individuare l’abitazione dove la bella campana aveva soggiornato negli ultimi giorni insieme al ragazzo che aveva conosciuto durante la sua latitanza. Ai riscontri tecnici e telefonici sono uniti quelli sul campo, attraverso l’acquisizione di importanti informazioni sul territorio, che hanno portato all’individuazione del nascondiglio.
Pare, stando agli elementi raccolti, che la fuga della 29enne sia stata preparata dettagliatamente e con estrema con cura. Non solo aveva eliminato ogni traccia della corrispondenza con il fidanzato salentino, anche nella cella non sono stati trovati indizi utili, senza contare poi quel nuovo numero di telefono attivato, a questo punto non a caso, qualche giorno prima della sua fuga.
Le indagini incessanti, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica di Lecce, Stefania Mininni, sono state condotte sul campo dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Maglie, in collaborazione con il comando di polizia penitenziaria di Lecce e con l’ausilio investigativo dei militari delle compagnie di Anzio e Ostia e della squadra mobile di Reggio Emilia. Un pool di investigatori è riuscito ad arrestare la fuggitiva, che attualmente si trova nel carcere romano di Rebibbia dove domani sarà giudicata per direttissima per il reato di evasione.