Maxi evasione fiscale: proscioglimento per l’imprenditore Bruno Acquaviva ed altri sei imputati

Il Gup Sergio Tosi, al termine dell’udienza preliminare, ha disposto il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste

Si conclude con il proscioglimento, la vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’imprenditore Bruno Acquaviva e altri sei imputati. Il Gup Sergio Tosi, al termine dell’udienza preliminare, ha disposto il non luogo a procedere, perché il fatto non sussiste, per Bruno Acquaviva, Francesco Gaudio, Carlo Minafro, Salvatore Giannetta, Daniela Ventura, Damiano Errico.

Il giudice ha disposto anche il dissequestro delle somme di denaro sottoposte a sequestro (circa 1 milione di euro). Rispondevano a vario titolo e in diversa misura di evasione fiscale, autoriciclaggio, appropriazione indebita.

Sono assistiti dagli avvocati Luigi Covella, Lugi Corvaglia, Antonio Savoia.

Secondo l’accusa rappresentata dal pm Carmen Ruggiero, nel 2013, Acquaviva non avrebbe dichiarato circa 3 milioni di euro che erano stati versati dalla Asl ad Ecosal come risarcimento del danno per non aver dato seguito ad un contratto stipulato nel lontano 1989 e riguardante l’installazione di un forno inceneritore di rifiuti ospedalieri.

Simone Acquaviva e Daniela Ventura, rispondono di autoriciclaggio, poiché avrebbero versato 343 mila euro sul conto della Ecosal; soldi ricevuti da una terza persona con la causale “donazione”. E poi, dall’analisi dei conti correnti, sarebbero emerse una serie di “distrazioni” di somme di denaro.



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