Maxi inchiesta sul commercio di oro con società cartiere. Due indagati lasciano i domiciliari

Nel mese di novembre scorso, i Finanzieri del Comando Provinciale di Lecce hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 persone.

Lasciano i domiciliari due indagati della maxi inchiestaPonte d’oro” sul commercio di oro. Nelle scorse ore, il gip Marcello Rizzo, considerando ormai attenuate le esigenze cautelari, ha disposto la revoca della misura per Andrea Chetta, 28enne, e Tommaso Spiri, 72enne, entrambi di Taviano, sostituendola con l’obbligo di dimora. Il primo è difeso dagli avvocati Francesca Conte e Laura Minosi. Il secondo è assistito dalla sola Francesca Conte.

Chetta è indagato nell’inchiesta “Ponte d’Oro”, nelle vesti di dipendente della Esposito Group Oro e Metalli spa. Invece, Spiri avrebbe avuto il ruolo di consulente fiscale ed è accusato dell’emissione di fatture per operazioni inesistenti, sebbene privo, dal 2016, di alcun legame con le aziende del gruppo. Entrambi, durante l’interrogatorio di garanzia, hanno risposto alle domande del gip, chiarendo la propria posizione.

Nei giorni scorsi, il giudice ha accolto l’istanza della difesa per l’imprenditore Emanuele Esposito, 40enne di Racale, che ha ottenuto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico ed ha lasciato il carcere. Il gip ha accolto la richiesta degli avvocati Francesca Conte e Roberto Sisto di attenuazione della misura, nonostante il parere contrario del pubblico ministero, Giovanna Cannarile.

Il 40enne si era avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia svoltosi due giorni dopo l’arresto.

Va detto, che nel mese di novembre scorso i Finanzieri del Comando Provinciale di Lecce hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 persone con le accuse a vario titolo di associazione per delinquere, emissione e/o utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio, autoriciclaggio, sottrazione al pagamento delle imposte e bancarotta fraudolenta.

L’attività investigativa ha riguardato principalmente Esposito nel ruolo di “operatore professionale” del commercio di “oro, metalli preziosi e oro da investimento”, il quale si presume si sia posto al centro di una fitta rete di società cartiere (italiane ed estere) e di un complesso sistema di frode fiscale e riciclaggio internazionale di denaro.



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