“Mazzette” in cambio di favori per le protesi. La funzionaria della Asl Carmen Genovasi ottiene i domiciliari

Il gip Giovanni Gallo ha accolto l’istanza degli avvocati Stefano De Francesco e Ladislao Massari che chiedevano la revoca della misura carceraria

Tribunale Penale, Lecce (ph. Davide Milone)

Ottiene i domiciliari la responsabile dell’ufficio assistenza protesi della Asl di Lecce, accusata di corruzione nell’inchiesta “Buste Pulite”. Il gip Giovanni Gallo ha accolto l’istanza degli avvocati Stefano De Francesco e Ladislao Massari che chiedevano la revoca della misura carceraria sulla base di due elementi. Anzitutto, secondo la difesa, alla luce del giudizio immediato con cui Carmen Genovasi, 46 anni di San Pietro in Lama è finita sotto processo viene meno il rischio di inquinamento probatorio. Inoltre, i due legali hanno fatto presente il recente pronunciamento della Cassazione. Quest’ultima ha annullato con rinvio il provvedimento del Riesame, dello scorso agosto, che confermava l’ordinanza in carcere a firma del gip, per la responsabile dell’ufficio assistenza protesi della Asl di Lecce.

I legali, già in questa sede, hanno sostenuto l’insussistenza del rischio di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio.

Ricordiamo, ad ogni modo, che lo stesso gip Giovanni Gallo, su richiesta dei pm Massimiliano Carducci e Roberta Licci, ha emesso un decreto di giudizio immediato a carico della 46enne. Non solo, compaiono anche i nominativi di: Giuseppe Bruno, 57enne di Collemeto, rappresentante di protesi; dell’imprenditore Pietro Bonetti, 71anni e della rappresentante di protesi Monica Franchini, 49 anni, entrambi di Lecce.

Dovranno presentarsi a partire dall’1 febbraio dell’anno prossimo, davanti ai giudici della seconda sezione collegiale. Rispondono a vario titolo ed in diversa misura di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente da parte della P.A. e falso ideologico continuato in atto pubblico.

Sono assistiti dagli avvocati: Amilcare Tana, Stefano De Francesco, Ladislao Massari, Carlo Caracuta, Luigi Rella, Luigi Covella, Vincenzo Licci che potranno dimostrare l’estraneità alle accuse nel corso del dibattimento.

Nel decreto compare come “persona offesa”, l’Asl di Lecce, assistita dall’avvocato Massimo Manfreda, che potràcostituirsi parte civile nella prima udienza del processo.

Gli arresti

Nel giugno scorso, i militari del Gico hanno compiuto un blitz nell’Ufficio protesi, all’ex ospedale in piazzetta Bottazzi, dove il rappresentante di protesi sarebbe stato sorpreso mentre consegnava alla funzionaria 850 euro in cambio di prescrizioni già autorizzate da portare poi all’Asl di Lecce per l’incasso.

E poche ore dopo, sono stati eseguiti quattro arresti nell’inchiesta “Buste Pulite”. Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Lecce hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere a firma del gip Giovanni Gallo per Carmen Genovasi e per Giuseppe Bruno. Ed agli arresti domiciliari, nei confronti di altre due persone. Si tratta dell’imprenditore Pietro Bonetti e della rappresentante di protesi Monica Franchini. Il gip Gallo, dopo gli interrogatori, ha convalidato gli arresti e confermato la misura cautelare per tutti e quattro.

Le accuse

Le indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Lecce, coordinate dalla Procura, parlano di un rapporto corrotto tra la funzionaria e alcuni imprenditori del settore protesi (ausili ortopedici e audiometrici), basato sullo scambio di denaro e altre regalie. Secondo gli investigatori, la funzionaria assegnava le pratiche ai singoli imprenditori direttamente, di fatto ignorando il diritto del paziente di scegliere le protesi, spesso pagandole più del dovuto o fornendo ausili non esattamente adeguati alle necessità.

Oltre al denaro contante, nel prosieguo delle indagini, i finanzieri hanno documentato numerose altre utilità scambiate al fine di ottenere le pratiche di assegnazione delle pubbliche forniture tra cui la falsa assunzione del marito della funzionaria da parte di un imprenditore, poco tempo dopo licenziato per ottenere il beneficio dell’“indennità di disoccupazione”, un aspirapolvere del valore di 200 euro, caciotte, uno smartphone del valore di 1.100 euro, nonché i D.P.I. (dispositivi di protezione individuale), difficilmente reperibili e venduti a peso d’oro durante il blocco totale del Paese dovuto all’emergenza epidemiologica.

L’altro troncone d’indagine

Proseguono le indagini relative ad una costola dell’inchiesta. Sono indagati a piede libero: il politico Fabio Campobasso, 52 anni di Lecce, attualmente coordinatore cittadino di “Voce popolare” e marito della Franchini; E poi G. R., 46 anni di San Pietro in Lama, marito della Genovasi; V. S., 52enne di Presicce-Acquarica del Capo; M. B., 30enne di Lecce.



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