Si conclude con una sentenza di proscioglimento, l’udienza preliminare per un medico accusato della morte di un paziente che era entrato in ospedale in codice verde, dimesso a poche ore di distanza e poi deceduto per una forma di trombosi, dopo essere tornato al “Vito Fazzi”.
Nella mattinata di oggi, il gup Angelo Zizzari, ha disposto il non luogo a procedere con la formula “perché il fatto non sussiste” in favore dell’imputato, accogliendo la richiesta dell’avvocato Giuseppe Corleto. Invece, il pm Maria Rosaria Micucci aveva chiesto il rinvio a giudizio. Il medico, in servizio all’epoca dei fatti presso il pronto soccorso dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce, rispondeva delle accuse di omicidio colposo e responsabilità medica colposa per morte in ambito sanitario. I famigliari della vittima, O. D. M., 69enne di Vernole, si erano costituiti parte civile con l’avvocato Luigi Carrozzini.
La denuncia
Nell’esposto i famigliari ricostruivano le varie tappe della vicenda. Il 17 maggio del 2021, O. D. M. veniva accompagnato presso il pronto soccorso del “Vito Fazzi”. Il medico di turno assegnava al paziente il codice verde e diagnosticava una probabile forma di gastroenterite. Dai successivi accertamenti emergeva uno sfasamento di diversi parametri vitali. Tuttavia, il 69enne veniva dimesso con una diagnosi di “altro”, con prescrizione di una terapia domiciliare. La sera stessa, le condizioni di O.D.M. non miglioravano e veniva accompagnato nuovamente in pronto soccorso. Veniva, quindi, sottoposto ad una laparotomia esplorativa da cui emergeva la presenza di una trombosi massiva della “vena mesenterica”. Definito chirurgicamente intrattabile, il 69enne veniva trasferito in terapia intensiva, dove moriva nel pomeriggio del 18 maggio.
In seguito, il medico legale Alberto Tortorella ed il professore Nicola Palasciano eseguivano l’autopsia, le cui conclusioni sono confluite nell’inchiesta della Procura.
Come detto, però, al termine dell’udienza preliminare, il gup ha disposto il proscioglimento del medico.