Morte dell’operaio di Trenitalia: in Appello arriva la prescrizione del reato di omicidio

La Corte ha riconosciuto le generiche prevalenti sulle aggravanti e il reato è stato dichiarato estinto. Il processo di primo grado coinvolse undici persone tra dirigenti di Trenitalia e medici, accusati di omicidio colposo dopo la morte di Carmelo Daga.

Interviene la prescrizione, per i quattro imputati del processo di Appello sulla morte di un operaio deceduto il 31 agosto del 2004. La Corte ha riconosciuto le generiche prevalenti sulle aggravanti ed il reato di omicidio colposo è stato dichiarato estinto.
 
Il processo di primo grado coinvolse complessivamente ben 11 persone tra dirigenti di Trenitalia e medici, accusati di omicidio colposo per aver provocato la morte di Carmelo Daga, all'epoca 53enne. Vennero assolti "perché il fatto non sussiste": Agostino Romita, 69enne di Bari, Dirigente di Ferrovie dello Stato e datore di lavoro di Daga; Renato Rizzo, 65 anni di Maglie, Capo Tecnico e Coordinatore di Squadra; Nicola Cospito, 63 anni di Taranto, Mauro Filaninno, 82 anni e Angelo Torres, 64enne, entrambi di Bari, Anna Carla Cozzologno, 56 anni di Conversano e Felice De Nicola, 63enne di Scalfati in provincia di Salerno (tutti medici in servizio presso le ferrovie).
 
Furono invece condannati, sempre in primo grado, ad un anno di reclusione (pena sospesa) Gaetano Colonna, 74 anni di Monteroni, capo dell'OMR ( Officina Manutenzione Rotabili); Ottavio Simeone, 73 anni di Sternatia, Dirigente dell'Area Produzione Logistica; Giovanni Lolli, 64 anni di Corigliano d'Otranto, capo area Servizio Produzione  e Savino Abruzzese, 64 anni, di Andria, Dirigente di Ferrovie dello Stato e datore di lavoro di Daga. Il giudice dispose per loro anche il risarcimento – assieme a Trenitalia citata come responsabile civile – nei confronti dei familiari (la moglie e i due figli) della vittima di 70mila euro che è stato già versato dalle parti. I difensori dei quattro imputati, gli avvocati Stefano De Francesco, Vincenzo Vozza del Foro di Taranto e Alexia Pinto presentarono ricorso in Appello e si è così giunti a un nuovo processo, conclusosi con la prescrizione.
 
Secondo l'ipotesi accusatoria, i dirigenti di Trenitalia avrebbero consentito a Daga, in servizio dal 1974 e dunque per ben trent'anni, ma affetto da problemi respiratori, di continuare a svolgere le sue mansioni nel settore meccanico. Questa "decisione" provocò all'operaio un'esposizione a fumi di saldatura, gas di scarico e agenti chimici dannosi nonostante fosse affetto da enfisema polmonare.
 
Ai medici, invece, è contestato di aver dichiarato l'idoneità di Daga a svolgere quel tipo di lavoro nonostante la sua patologia. All'uomo nell'aprile del 1980 fu diagnosticato un enfisema polmonare, a seguito del quale chiese ai suoi datori di lavoro la causa di servizio; le visite mediche non diedero mai un responso pienamente negativo sulle condizioni di salute dell'operaio.



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