Diciotto anni e otto mesi di reclusione. È la condanna che il giudice del Tribunale dei minorenni di Lecce ha stabilito per Lucio Marzo, il 18enne di Montesardo che ha confessato di aver ucciso e sepolto la sua fidanzata, Noemi Durini. Era ancora viva quando l’ha coperta con i sassi di un muretto a secco, come dimostrerebbe anche un’intercettazione shock presentata dall’accusa.
«Io ho messo le pietre ma lei…cercava di muoversi…però c’erano talmente tante pietre che non riusciva a muoversi. Quindi è morta direttamente» avrebbe dichiarato il ragazzo durante un colloquio in carcere con il padre Biagio.
Il ragazzo, che aveva puntato il dito contro altre persone, alla fine ha ammesso di aver fatto tutto da solo. Certo è che sul banco degli imputati nel processo che si è svolto con il rito abbreviato non aveva nessuno accanto.
La sentenza, arrivata poco dopo mezzogiorno, chiude un primo-importante capitolo dell’omicidio di Specchia, fazzoletto di case di quattromila anime conosciuto per i suoi borghi.
“Nessun pentimento”
«Lucio è stato impassibile quando è stata letta la sentenza. Era lucido e cosciente di quello che ha fatto», ha dichiarato papà Umberto, l’unico che ha assistito a tutte le udienze. «Non ha mai chiesto perdono. Non mi ha mai guardato in faccia», ha concluso mentre ribadiva quanto detto nelle scorse ore: 18 anni sarebbero più che giusti se «li trascorresse tutti in galera».
“Mia figlia non c’è più”
«Mia figlia non c’è più. Spero che ora (Lucio ndr) rifletta su quello che ha fatto» ha dichiarato mamma Imma che, in aula, non è riuscita a guardare in faccia l’assassino di sua figlia. «Non basterebbe una vita in carcere per un gesto come questo» ha concluso, confermando che non troverà pace fino a quando non sarà fatta giustizia.
I genitori di Noemi, infatti, non hanno mai creduto alla versione che l’ex fidanzato della figlia ha raccontato di quella mattina. Non credono che Lucio abbia fatto tutto da solo. «Se pensiamo ci siano altri responsabili? Non lo sappiamo, ma è tutto ancora da vedere» chiosa.
