Case popolari, Procura chiede i domiciliari per Monosi su altri episodi di corruzione

I pubblici ministeri Massimiliano Carducci e Roberta Licci, nell’Appello presso il Tribunale del Riesame, hanno invocato la misura per altri episodi rigettati dal gip Gallo.

Nuova richiesta di arresti domiciliari per Attilio Monosi, nell’Appello presentato dalla Procura  presso il Tribunale del Riesame. I pubblici ministeri Massimiliano Carducci e Roberta Liccihanno hanno impugnato l’ordinanza di misura cautelare, in relazione ad alcune imputazioni rigettate dal gip Giovanni Gallo.

Sotto la lente d’ingrandimento della Procura, erano finiti i rapporti con i cosiddetti “collettori” di voto. Tra di essi Diego Monaco (indagato a piede libero), Monia Gaetani e Monica Durante (raggiunti da un’obbligo di dimora), per i quali i pm hanno presentato Appello chiedendo gli arresti domiciliari.

Riguardo i rapporti con Monaco (referente di un gruppo di abusivi), secondo l’accusa, Monosi risponderebbe di corruzione, poiché avrebbe compiuto atti contrari al suo ufficio per ottenere sostegno elettorale per le elezioni comunali del 2012, per le europee del 2014 e le regionali del 2015.

Il giudice Gallo sottolinea che dalle intercettazioni, emerge il ruolo di Monaco quale collettore di voti per la parte politica di Monosi. Emblematica una frase dell’ex consigliere comunale che rivolgendosi a Monaco afferma: “è importantissimo per il futuro mio…. comunque dimostrare questa capacità di aggregare persone… mi raccomando… aggrega il più possibile… questa è un’occasione importante”.

Il gip, però ritiene che “la scelta di Monosi di attivarsi per salvare le occupazioni abusive attraverso la sanatoria è una scelta politica (discutibile o meno) del tutto legittima e portata avanti attraverso l’approvazione di una legge regionale”

Gli altri  Appelli

Come specificato in un precedente articolo, nell’Appello compaiono altri nominativi.

Anzitutto, quello di Luca Pasqualini, consigliere comunale dimissionario a Palazzo Carafa per il quale, è stata chiesta la custodia cautelare in carcere per altri episodi ed imputazioni (al momento si trova ristretto ai domiciliari).

Anche per Andrea Santoro, ritenuto uno dei componenti del gruppo che avrebbe pestato l’uomo che denunciò il sistema, è stato chiesto il carcere.

La Procura ha chiesto un nuovo arresto ai domiciliari anche per Pasquale Gorgoni, addetto all’Ufficio Casa del Comune di Lecce.

Nello specifico, i pm avevano già chiesto la misura dei domiciliari con l’accusa di peculato e falso nei suoi confronti (in concorso con altri), per l’episodio della casa confiscata alla mafia, e poi assegnata al fratello del boss Briganti. Il gip aveva però riqualificato il reato ( per il solo Gorgoni ) in tentato peculato.

Il collegio difensivo

Gli indagati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati: Riccardo Giannuzzi, Luigi Covella, Amilcare Tana, Giuseppe Corleto, Umberto Leo, Giuseppe De Luca e Panteleo Cannoletta.



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