Omicidio Frisenda: per Margari arriva la condanna a 18 anni

Il Gup Antonia Martalò ha pronunciato la sentenza, di fronte all’imputato presente oggi in aula, ridimensionando la pena rispetto alla richiesta. Margari era accusato di avere ammazzato con premeditazione il compaesano Fabio Frisenda, nel luglio dello scorso anno a Copertino.

Si conclude con la condanna a 18 anni dell'assassino reo-confesso di Copertino, Luigi Margari, per il reato di omicidio volontario del concittadino Fabio Frisenda. Il giudice, nella sentenza del processo celebratosi in abbreviato, ha escluso la premeditazione e riconosciuto le attenuanti generiche, equivalenti all'aggravante dei 'futili motivi'. Il Gup Antonia Martalò ha pronunciato la sentenza di fronte all'imputato presente oggi in aula ed ha disposto il pagamento di una provvisionale di 10mila euro, da corrispondere in separata sede a ciascuna delle parti civili. Il pm Guglielmo Cataldi in un'udienza precedente aveva invocato il carcere a vita per Margari, accusato di omicidio volontario: egli avrebbe ammazzato con un colpo di pistola sparato al petto, il compaesano Frisenda, con 'premeditazione' e spinto da 'futili motivi'.

Il difensore del 35enne copertinese, l'avvocato Elvia Belmonte, riteneva, invece, che non ci fosse alcuna intenzione di uccidere da parte del proprio assistito, ma il suo era soltanto un tentativo di 'recapitargli' un avvertimento. Ella ha sostenuto l'insussistenza delle aggravanti della premeditazione e dei futili motivi che hanno indotto il sostituto procuratore Cataldi a chiedere per Margari la pena dell'ergastolo. Sul punto sostenuto dall'accusa di un presunto 'proposito omicidiario' da parte del suo assistito, l'avvocato Belmonte ripercorrendo in ordine cronologico gli avvenimenti precedenti al 4 luglio del 2014, giorno in cui si consumò il delitto, ha voluto dimostrare la totale mancanza di prove. Le parti civili si sono naturalmente associate alla richiesta del pm. Tra quest'ultime, compaiono i famigliari della vittima del 33enne. Il padre, la madre ed un fratello, difesi dall'avvocato Mina Celestini, nei confronti dell’omicida e dei suoi fiancheggiatori. Un secondo fratello, avvocato difensore Giovanni Valentini, contro il solo Margari.

L’omicidio si consumò in una campagna alla periferia di Copertino, dove sorge una fabbrica per la produzione di infissi. Frisenda, all’epoca, si trovava ai domiciliari ed era autorizzato dal giudice del Tribunale di Sorveglianza a lavorare presso la ditta, dalle ore 7.30 alle 16. Quel giorno, in tarda mattinata, Margari giunse a bordo della propria auto, nelle vicinanze del capannone. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la vittima intuì di essere finito in un’imboscata, ma pur tentando di fuggire all'agguato, venne raggiunto dal killer che gli sparò un colpo di pistola al cuore, ferendolo mortalmente. Margari dopo due giorni di latitanza, si costituì presso la caserma dei carabinieri di Copertino. Nel corso dell’interrogatorio, l’omicida dichiarò di aver teso l'agguato a Frisenda per le presunte avances rivolte dalla vittima alla sua compagna, mentre egli si trovava in ospedale.



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