Omicidio Noemi Durini, il fidanzato “punta il dito” contro il padre

Il 18enne di Montesardo è accusato di omicidio volontario con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione, per motivi abietti e futili e di aver agito con crudeltà, per la morte della fidanzata

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Punta il dito contro il padre, il 18enne di Montesardo accusato dell’omicidio di Noemi Durini.

Lo avrebbe fatto in una nuova lettera, scritta in carcere e consegnata, anche in questo caso, ad un agente di polizia penitenziaria.

Successivamente ha chiesto di essere ascoltato dagli inquirenti. L’interrogatorio è avvenuto il 30 marzo scorso presso il carcere minorile di Bari (il giovane è stato condotto in Puglia, dal carcere sardo di Quartucciu, dov’è detenuto). Erano presenti, tra gli altri, il pm Anna Carbonara della Procura dei Minorenni e l’avvocato Luigi Rella, difensore dell’indagato. Sul contenuto delle dichiarazioni vige il massimo riserbo.

Nella missiva, dunque, Lucio avrebbe nuovamente ritrattato, dopo la piena confessione a pochi giorni dall’omicidio avvenuto all’alba di domenica 3 settembre. Il giovane si sarebbe soffermato sul ruolo del padre e sul suo presunto coinvolgimento nella fase di seppellimento del corpo della povera Noemi. Una ricostruzione dei fatti, la cui attendibilità dovrà essere vagliata dagli inquirenti. Di certo, assai differente da quella, con cui aveva dichiarato di aver fatto tutto da solo, addossandosi ogni responsabilità in merito all’uccisione della fidanzata.

Nei mesi scorsi, occorre ricordare, si è tenuto l’incidente probatorio da cui emergerebbe la capacità di intendere e di volere, ma anche di stare in giudizio del ragazzo. Infine, poche settimane fa, il medico legale Roberto Vaglio ha depositato gli esiti dell’autopsia. Noemi Durini sarebbe stata prima accoltellata e picchiata a mani nude e poi sepolta viva.

Lucio è accusato di omicidio volontario con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione, per motivi abietti e futili e di aver agito con crudeltà, per la morte della fidanzata

Sono in corso invece, gli accertamenti dei Carabinieri del Nucleo Investigativo, diretti dal maggiore Paolo Nichilo, anche sul meccanico di Patù, tirato anche lui in ballo dal ragazzo di Montesardo, attreverso una lettera. Durante la perquisizione in casa di Fausto Nicolì, indagato al momento come atto dovuto, per omicidio volontario e prostituzione minorile, sono stati acquisiti telefonino, computer, pen drive e altri supporti. Nicolì, assistito dallavvocato Luca Puce, è stato anche ascoltato dagli inquirenti in Procura, negando fermamente ogni addebito.



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