Picchiati e minacciati per un furto mai commesso, il branco resta in silenzio nell’interrogatorio di garanzia

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i sei componenti della banda che ha organizzato una spedizione punitiva contro due amici, accusati di aver commesso un furto che doveva essere ‘ripagato’.

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Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i sei componenti della banda, arrestati nell’operazione «i soliti sospetti». Si tratta di Eupremio Lauretti, Ivan Petrelli, Gianfranco Quarta, Marco Paladini e Cristiano Quarta, tutti di Carmiano. Stefano Gabellone, anche lui come i complici finito a Borgo San Nicola, è l’unico del gruppo ad essere originario di Monteroni. Sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Paolo Spalluto, Luigi Rella ed Oreste Balzani.

Accusati di lesioni personali aggravate e sequestro di persona a scopo estorsivo, in concorso, hanno deciso di fare scena muta davanti al Giudice per le indagini Preliminari, Carlo Cazzella e al Pubblico Ministero Paola Guglielmi nell’interrogatorio di garanzia che si è svolto questa mattina.

Non una spiegazione, non un chiarimento sul perché hanno organizzato una violenta spedizione punitiva contro due amici accusati, senza prove, di aver commesso un furto nell’abitazione del papà di Cristiano Quarta. Una convinzione basata solo su voci, chiacchiere di paese. Nulla di più.

L’unica cosa certa è che quel furto da 8mila euro tra gioielli, denaro e altri oggetti di valore, doveva essere in qualche modo ‘rimborsato’. Per questo dopo aver picchiato a sangue i due malcapitati – prima nell’abitazione di una delle vittime, dove avevano fatto irruzione intorno alle 23.00, poi in una campagna alla periferia di Salice Salentino, dove li avevano trascinati con la forza e pestati ancora contando sulla superiorità numerica – hanno chiesto la restituzione dell’intera somma persa, entro mezz’ora.

Solo per questo li hanno lasciati andare. Del resto il branco era stato chiaro: o avrebbero portato i soldi al distributore da loro indicato o li avrebbero ammazzati. Lo scambio però non è mai avvenuto.

I due uomini malconci e sanguinanti si stavano dirigendo a Copertino, quando sulla loro strada hanno incrociato una pattuglia dei Carabinieri, informati dell’accaduto dalla compagna di una delle vittime che aveva assistito alla scena, impotente e terrorizzata.

I militari della stazione di Copertino, guidati dal luogotenente Salvatore Giannuzzi, e i colleghi della compagnia di Gallipoli, ai comandi del Capitano Francesco Battaglia, sono riusciti a chiudere il cerchio. Un primo cerchio. I sei finiti in manette farebbero parte del gruppo ben più numeroso, composto forse da 10 persone.



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