Presunte infiltrazioni mafiose al Comune di Squinzano: si chiude l’inchiesta con sei persone indagate

Sono stati iscritti nel registro degli indagati l’ex sindaco Gianni Marra; l’allora Presidente del Consiglio Fernanda Metrangolo; il figlio Carlo Marulli; Roberto Schipa, quale comandante della Polizia Municipale; il boss Antonio Pellegrino e l’imprenditore Lino Gabriele Lagalla.

È stata notificata nelle scorse ore, la chiusura delle indagini sulle presunte infiltrazioni mafiose nel Comune di Squinzano. I sostituti procuratori Giuseppe Capoccia e Guglielmo Cataldi hanno dunque iscritto nel registro degli indagati sei persone che rispondono a vario titolo ed in diversa misura, dei reati di abuso d’ufficio, corruzione in atti d’ufficio, falso ideologico e materiale.

Tra loro compaiono: l’ex sindaco Gianni Marra; l’allora Presidente del Consiglio Fernanda Metrangolo; il figlio Carlo Marulli, già presidente della locale squadra di calcio; Roberto Schipa, in qualità di comandante della Polizia Municipale; il boss Antonio Pellegrino e l’imprenditore Lino Gabriele Lagalla. Essi sono difesi dagli avvocati Antonio Savoia, Francesca Conte, Paolo Spalluto e Giuseppe De Luca.

I sei, risultavano già indagati nell’operazione “Vortice Dejà-vù”, ma la loro posizione fu stralciata poiché la Procura decise di aprire un fascicolo a parte, incentrato sui rapporti tra mafia e politica. Era difatti evidente che non poteva rimanere senza strascichi, l’operazione «Vortice- Deja vu» che nel novembre 2014 fece tremare non solo la criminalità organizzata, con l’arresto di 26 persone (21 per l’esattezza essendo al momento 5 “irreperibili”),considerate esponenti di spicco della nuova Sacra Corona Unita, ma anche la politica locale.

Marra e Schipa, sono accusati di avere agevolato il boss squinzanese Antonio Pellegrino, appena scarcerato, ad ottenere un alloggio popolare, superando tutti in graduatoria. Un episodio che aveva destato non poche perplessità vista la difficoltà ad ottenere una casa. Si è poi scoperto che era avvenuto ‘grazie’ ad una relazione falsa redatta dal Comandante dei vigili urbani in cui si certificava che la mamma di Pellegrino, in cura presso il Centro di Igiene Mentale, viveva con il figlio in un condizioni disagevoli.

Gli inquirenti ritengono che il Sindaco fosse ben a conoscenza di quale fosse la reale situazione e avesse così ‘requisito’ una delle case per darla a Pellegrino.

Il reato di corruzione in atti d’ufficio viene contestato invece alla Metrangolo, al figlio Marulli e a Lavalla, nipote dell’ex assessore provinciale di FI. La Metrangolo, all’epoca Presidente del Consiglio Comunale, avrebbe fatto approvare dal Consiglio comunale una delibera che iscriveva come fuori bilancio il debito del nipote, consentendo così all’imprenditore di ottenere il denaro in poco tempo, per alcuni lavori eseguiti nel 2009. Lagalla, a sua volta, avrebbe "ringraziato" con una tangente da 2.500 euro, versata a Marulli.



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