Presunte tangenti per la realizzazione del filobus, Massimo Buonerba rischia il processo

Il 64enne leccese, che all’epoca dell’aggiudicazione dei lavori ricopriva l’incarico di consulente giuridico del sindaco Adriana Poli Bortone, dovrà presentarsi il 1 febbraio per l’udienza preliminare innanzi al gup Giovanni Gallo.

La Procura leccese chiede il rinvio a giudizio di Massimo Buonerba, nell'inchiesta sulle presunte tangenti per la realizzazione del filobus. Il 64enne leccese,che all’epoca dell’aggiudicazione dei lavori ricopriva l’incarico di consulente giuridico del sindaco Adriana Poli Bortone, dovrà presentarsi il 1 febbraio per l'udienza preliminare innanzi al gup Giovanni Gallo. Il giudice in quell'occasione stabilirà se prosciogliere l'imputato o mandarlo a processo. Buonerba risponde del reato di concussione ed è difeso dallavvocato Sabrina Conte.
 
La Procura di Lecce, invece, ha archiviato il procedimento nei confronti di Giordano Franceschini, 49 anni, di Perugia, progettista del filobus e suo grande accusatore, difensori Andrea Sambati e David Brunelli, quest’ultimo del Foro di Perugia. Per lui, invece, la Procura leccese ipotizzava laccusa di truffa aggravata.
 
 L'inchiesta coordinata dal procuratore Capo Cataldo Motta e dall’aggiunto Antonio De Donno è stata condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria. Secondo l'accusa, Buonerba avrebbe ricevuto da Franceschini 659mila euro, in cambio dellincarico: 186 mila euro, subito dopo l’aggiudicazione dei lavori della ditta Ati (scelta da Franceschini). Le altre tangenti, per un totale di 473 euro, però, sarebbero state versate in diverse tranche, anche quando il professore leccese non ricopriva più l’incarico di consulente del sindaco, in un arco temporale che andava dal 2006 al 2009. Sempre secondo la ricostruzione degli investigatori, non appena l’Ati, si aggiudicò la gara d’appalto per la realizzazione del sistema filoviario di Lecce, la società P.S.G.R. amministrata da Franceschini avrebbe intascato una fattura di 12mila euro nel dicembre del 2008 per opere relative alla realizzazione del filobus, mai realizzate. E poi ci sarebbe un’altra fattura emessa dalla P.S.G.R. per 120 mila euro con cui la società chiedeva il rimborso alla Sirti.
 
Ricordiamo che l'indagine leccese rappresenta soltanto uno dei due tronconi da cui è composta l'intera vicenda giudiziaria. Nei mesi scorsi, difatti,l’inchiesta sul filobus si è sdoppiata e alcuni atti di sono stati inviati alla Procura di Milano, con tutti i nomi degli indagati accusati di riciclaggio. Gli inquirenti hanno individuato quest'ipotesi di reato, accertando passaggi di denaro, frutto di tangenti. In tal senso, sono stati sequestrati dai colleghi svizzeri che indagavano sui "flussi sospetti", circa 2 milioni e 800 mila euro depositati in banche elvetiche.
 
Nel registro degli indagati compaiono nove persone: Federico De Vittori, faccendiere di Lugano; Angelo, Renata e Olivier Ferrari di Porto Ceresio; Nicoletta Messina, compagna di quest'ultimo; Giorgio Zoboli, imprenditore di Bologna; Roberto Buonerba, figlio del professore; gli imprenditori umbri Giampiero Della Massa e Dario Fabbriciani.



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