Presunti abusi edilizi: “Il Molo” di San Cataldo resta sotto sequestro

I militari della Guardia costiera, nei giorni scorsi, hanno apposto i sigilli al chiosco che sorge nella zona in cui venne realizzato il lido “Salapìa”.

Il chiosco-bar “Il Molo” che si affaccia sul lungomare di San Cataldo rimane sotto sequestro.

È quanto stabilito dai giudici del Tribunale del Riesame ( Presidente Silvio Piccinno, a latere Anna Paola Capano ed Antonio Gatto), nelle scorse ore.

Il collegio ha, dunque, rigettato l’istanza di dissequestro e di annullamento del decreto emesso dal gip, avanzata dalla difesa per Rossana Capoccia, 38enne di Lecce, legale rappresentante della società L.F., proprietaria del chiosco e committente dei lavori.

Occorre ricordare che risultano indagate altre sei persone.

Si tratta di: Gianfranco Cozza, 42 anni di Surbo, tecnico progettista della L.F.. Antonietta Greco, 65 anni, dirigente comunale del settore Urbanistico a Lecce. Giancarlo Pantaleo, 63 anni di Monteroni, responsabile dell’ufficio comunale Demanio. Daniele Buscicchio, 61 anni responsabile comunale dell’ufficio Paesaggio. L’architetto Luigi Maniglio, 68 anni di Lecce, in qualità di dirigente del settore Urbanistica e Caterina Delle Canne, 59 anni di Lecce, amministratrice della Idea Line.

Rispondono delle ipotesi di reato di abuso d’ufficio, deturpamento di bellezze naturali, falso ed abusi edilizi.

I militari della Guardia costiera, nelle scorse settimane, hanno dato attuazione al decreto di sequestro preventivo del Giudice per le indagini preliminari, Vincenzo Brancato, ponendo i sigilli a “Il Molo” che sorge nella zona in cui venne realizzato il lido “Salapìa”.

Le violazioni contestate

Nell’inchiesta condotta dal pubblico ministero Roberta Licci, viene contestato di aver favorito illegittimamente il passaggio del chiosco dalla I.L. alla società L.F..

Risulterebbe, inoltre, che la licenza di concessione demaniale risalente all’aprile 2017 non avrebbe tenuto in alcun conto che l’area rientra nel Piano regionale delle coste (Prc) e vieta il rilascio di qualsivoglia concessioni per tre anni successivi all’approvazione definitiva.

A questo si aggiungerebbero anche criteri di costruzione invasivi, nonostante il parere contrario della Soprintendenza e la nota comunale emessa per scadenza del termine per la realizzazione di opere temporanee.