Raffaele Sollecito si commuove in aula «Mi hanno descritto come un assassino spietato»

Raffaele Sollecito, davanti alla Corte d’assise d’appello a Firenze, si commuove e ribadisce la sua innocenza.

Con la voce rotta dall’emozione Raffaele Sollecito davanti alla corte d’assise d’appello di Firenze ha ribadito la sua innocenza «mi hanno descritto come un assassino spietato ma non sono niente di tutto questo». L'ingegnere pugliese ha concluso la sua dichiarazione spontanea chiedendo ai giudici di «correggere gli errori» commessi da chi lo ha condannato

«Mi hanno descritto come un assassino spietato, non sono niente di tutto questo». Raffaele Sollecito, davanti alla  Corte d'assise d'appello a Firenze, ha ribadito, ancora una volta, la sua innocenza. Imputato per l'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese trovata senza vita in un'abitazione a poche centinaia di metri dal centro storico di Perugia, nell’aula di Palazzo di Giustizia, Sollecito ha raccontato come è cambiata la sua vita da quella notte del 1° novembre 2007 «sono stato gettato in carcere, ho fatto sei mesi di isolamento e poi in struttura di massima sicurezza. Non auguro a nessuna persona al mondo di poter vivere quello che ho avuto come esperienza. Tutta la mia vita com’era prima ora non c’è più, è stata cancellata. Ora sto battagliando ogni giorno per poter portare avanti la verità su questa vicenda». E lamenta «sento nei miei confronti una persecuzione allucinante, senza senso»Sollecito ha poi detto di essere stato "gettato in pasto" ai media e all'opinione pubblica "da sera a mattina".

Parla della sua famiglia, degli anni trascorsi a Perugia, della difficoltà di trovare lavoro in Italia e del suo rapporto con Amanda Knox «è stato il mio primo vero amore della mia vita– ha raccontato il giovane pugliese che oggi ha trent’anni,- anche se è avvenuto un po' tardi. Quando avevo vent’anni c’era tutto nella mia vita fuorché una visione distorta e disprezzante come quella di chi mi accusa e che ha portato il mio nome in giro per tutto il mondo con Amanda vivevamo una storia spensierata, nel nostro nido di desideri vivevamo una piccola favola»

«Tutto ci poteva essere nelle nostre menti fuorché di essere spietati», prosegue Sollecito, provando a scagionare se stesso e l’ex fidanzata dall’accusa di omicidio: «sono accuse assurde quelle mosse nei miei confronti, nei nostri confronti»
Concludendo le sue dichiarazioni, non riuscendo a trattenere la commozione ha poi aggiunto: «Vi chiedo di guardare la realtà di tutta questa vicenda e considerare il grosso sbaglio fatto e potermi dare la possibilità che per una persona come me, un italiano come voi, ci possa essere la possibilità di avere una vita perché io una vita reale non ce l'ho. Vi chiedo questo e vi ringrazio». Il suo intervento si chiude così con la richiesta ai giudici di "correggere gli errori" commessi da chi lo ha condannato.