Rapinarono un’agenzia assicurativa, poi spararono contro l’auto dei carabinieri: tutti condannati

Il Gup Antonia Martalò ha condannato in abbreviato i quattro rapinatori che, il 6 febbraio di un anno fa, rapinarono l’agenzia di assicurazioni e poi spararono contro l’auto dei carabinieri.

È arrivata nel primo pomeriggio di oggi, la sentenza di condanna per tutti gli imputati, emessa dal Gup Antonia Martalò, nel processo in abbreviato ai quattro rapinatori che, il 6 febbraio di un anno fa, parteciparono ad una violenta rapina e spararono alcuni colpi all'indirizzo dell'auto dei carabinieri.

Il Gup ha confermato sostanzialmente l'impianto accusatorio del pubblico ministero Carmen Ruggiero. Anzitutto, il reato di duplice tentato omicidio aggravato, contestato a tutti e quattro gli imputati, nonostante le pistole fossero state impugnate soltanto da due componenti del commando, poiché come già affermato dall'accusa, l’intera banda era a conoscenza che in macchina fossero state nascoste delle armi e quindi nessuno di essi poteva escludere la possibilità di utilizzarle. Gli altri capi di imputazione, contestati in diversa misura ai componenti della banda dall'accusa, erano quelli di rapina aggravata in concorso, detenzione di arma da fuoco, sempre in concorso, e ricettazione.

Nel corso dell’udienza preliminare, sia Ape che Maniglio rilasciarono spontanee dichiarazioni dinanzi al gup Antonia Martalò, confessando di aver preso parte alla rapina mentre i due carabinieri Vincenzo Scorrano e Donato Rubichi – in servizio presso la stazione dei carabinieri di San Pietro in Lama – si costituirono parte civile, formalizzando la richiesta risarcitoria, tramite gli avvocati Pompeo Demitri e Domenico Bitonto, quantificata in 300 mila euro.

Il Gup, nell'udienza odierna ha condannato a 10 anni e 8 mesi di reclusione, il 47 enne Fabrizio Maniglia ed Antonio Ape di 46 anni (la richiesta del PM per ciascuno di essi, era di 18 anni), entrambi di San Cesario, considerati dalla Procura gli autori degli spari contro i carabinieri; 8 anni e 4 mesi, per Vincenzo De Benedictis, 34enne di San Pietro in Lama e Alessandro Aprile, 33, di San Cesario (l'accusa aveva invocato sia per l'uno che per l'altro, 12 anni). Nell'udienza odierna si è tenuta anzitutto l'arringa difensiva dei legali dei quattro imputati, avvocati Luigi Rella e Giancarlo Dei Lazzaretti, che hanno sostenuto come i rapinatori non avessero la volontà di uccidere e che gli spari sarebbero stati esplosi solo per crearsi una via di fuga.

I quattro banditi assaltarono nel febbraio dello scorso anno, l’agenzia assicurativa “Vittoria” di Lequile e successivamente, furono intercettati da una pattuglia dei carabinieri, sulla strada che congiunge San Donato con Copertino; a difesa di un bottino di circa 800 euro, ingaggiarono un conflitto a fuoco con i carabinieri, (due di essi uscirono dall’auto illesi, mentre Aprile venne ferito e operato d’urgenza all’ospedale “Vito Fazzi”) nel corso del quale, alcuni proiettili si conficcarono contro il portone di un’abitazione (rischiando di colpire qualche passante).

Decisivi per dare un’accelerata alle indagini si rivelarono: gli esiti della consulenza sulla Fiat Uno, utilizzata dai banditi e su un passamontagna che consentirono ai carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce di trovare tracce di dna riconducibile ai banditi; i colloqui captati dagli investigatori nel corso degli incontri con i familiari (in particolare, i colloqui tra Ape e alcuni suoi stretti parenti, da cui emerse una sua ammissione di responsabilità sulla partecipazione alla rapina ed elementi sul percorso compiuto per sfuggire alla cattura, tirando in ballo anche il correo Fabrizio Maniglia.



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