Sacra Corona Unita, ergastolo per De Tommasi, Bruno e Calabrese

La Corte di Assise di Lecce, presieduta da Roberto Tanisi, ha inflitto il carcere a vita per 3 dei 5 imputati nel maxiprocesso alla Sacra Corona Unita che si è tenuto presso l’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola.

L’attesa, per l’esito del maxiprocesso che vedeva imputati 5 esponenti di spicco della Sacra Corona Unita, è finita nel primo pomeriggio di oggi.

Alle 15:30, presso l’aula bunker della casa circondariale di Borgo San Nicola, dopo più di quattro ore di camera di consiglio, la Corte di Assise di Lecce, presieduta da Roberto Tanisi ha emesso il proprio giudizio, condannando in primo grado, all’ergastolo: Ciro Bruno, presente in videoconferenza dal carcere di Biella e difeso dagli avvocati  Vito Epifani e Cosimo Lodeserto, per l’omicidio di Valerio Colazzo e Giuseppe Quarta; Domenico Antonio Calabrese, avvocato Maria Palazzo, per quello di Luigi Scalinci (il Pubblico Ministero Guglielmo Cataldi ne aveva chiesto l’assoluzione); Giovanni De Tommasi, difeso dall’avvocato Francesca Conte, per aver cagionato la morte di Valerio Colazzo (assieme a Ciro Bruno), Giovanni Corigliano e Donato Erpete. All’imputato Paolo Tomasi, avvocato difensore Michele Palazzo, la Corte ha comminato una pena di 18 anni per i tentati omicidi di Francesco Polito e Sergio Notaro, mentre per Angelo Tornese (anch’egli collegato in videoconferenza dal carcere romano di Rebibbia), difeso dall’avvocato Antonio Bolognese, si è ritenuto di non dover procedere per l’avvenuta prescrizione del reato di omicidio di Pietro Leo. Analoga decisione è stata adottata per Giovanni De Tommasi riguardo il tentato omicidio di Francesco Polito, Antonio Palazzo, Cristina Fema e nei confronti di Ciro Bruno (sempre per quest’ultimo tentato omicidio).

I protagonisti di questo lungo processo cominciato nel 2010, sono tutti personaggi di spicco della Sacra Corona Unita, condannati per svariati omicidi o tentati omicidi, consumatisi alla fine degli anni ottanta ed eseguiti con feroce premeditazione. Risultano loro principali obiettivi, altri esponenti criminali di primo piano, rei di averli contrastati nella supremazia territoriale della stessa associazione mafiosa. Ad incastrarli, avrebbero provveduto diverse informative della Questura e dei Ros, oltre che le dichiarazioni di pentiti e affiliati alla Scu.  
 
Angelo Centonze



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