‘Se non ci dai i soldi ti uccidiamo’: pensionato di Galatone racconta al processo la rapina in casa

La rapina, ad opera dei suoi due concittadini Sebastiano Zambonini e Andrea Calamaio, risale al 25 aprile scorso. L’anziana vittima ha testimoniato nel processo di oggi, dinanzi al collegio della prima sezione penale e ha raccontato con dovizia di particolari, le diverse fasi.

Aprì la porta di casa a due rapinatori che stavano insistentemente bussando, ma il pensionato di Galatone, armato di coltello, riuscì a ferirne uno, consentendo così agli investigatori d'identificarli. In poco più di un mese, i carabinieri della Compagnia di Gallipoli chiusero il cerchio attorno a Sebastiano Zambonini, 30enne e Andrea Calamaio, di 40, entrambi galatonesi. L'anziana vittima della rapina, ad opera dei suoi concittadini e risalente al  25 aprile scorso, ha testimoniato nel processo di oggi, dinanzi al collegio della prima sezione penale presieduto dal dr. Gabriele Perna. L'86enne ha raccontato con dovizia di particolari, seppur in un dialetto stretto e in alcuni frangenti di difficile comprensione, le diverse fasi di quella notte concitata.

I due banditi si sarebbero presentati sull'uscio della sua casa, in via Pico di Tullio, intorno alle 22:30. Essi si sarebbero introdotti in casa dell’anziano, dopo che l'uomo spaventato dall'incessante bussare, avrebbe aperto la porta. Il pensionato, rispondendo alle domande del pm Emilio Arnesano e del presidente Perna ha affermato che si trattava di due banditi, "che avevano una maschera sul viso, di giovane età, abbastanza alti e magri". L'86enne ha anche confermato di avere avuto con sé un coltello da cucina quando aprì la porta, grazie al quale riuscì a ferire uno dei due malviventi. Un rapinatore, ha raccontato l'anziano galatonese, gli avrebbe "messo le mani sulla testa" e parlando con uno spiccato accento locale l'avrebbe minacciato con la frase "se non ci dai i soldi ti uccidiamo", cosicché  egli avrebbe reagito ferendolo ad una mano.

Subito dopo, gli avvocati della difesa, Attilio Carrozzini per  Sebastiano Zambonini e Maurizio My, difensore di Andrea Calamaio, hanno rivolto delle domande al pensionato. In particolare, chiedendo conferma del fatto che, egli avesse in casa dei libretti postali (circostanza confermata dall'uomo) e che, prima di subire la rapina, avesse subito un ricovero in ospedale (anche in questo caso, la risposta dell'anziano è stata affermativa). Ricordiamo che, quella notte del 25 aprile, i malviventi misero a soqquadro tutte le stanze, alla ricerca di soldi e preziosi. Lasciarono l'abitazione dell'uomo, con appena 400 euro ed i libretti postali. I carabinieri, apprendendo che uno dei due rapinatori era stato ferito, setacciarono gli ospedali, arrivando a Zambonini ricoverato nell’ospedale di Galatina (egli, inizialmente, dichiarò di essersi ferito in campagna, nel tentativo di scavalcare una recinzione).

Gli accertamenti, però, smentirono questa ipotesi ed il giovane confessò, senza però svelare chi fosse il suo complice. Solo successivamente, analizzando le telefonate di Zambonini, gli investigatori si misero sulle tracce di Calamaio.
Al termine delle indagini, il pubblico ministero Roberta Licci chiese il giudizio immediato per i due rapinatori dell'86enne, accolto dal gip Stefano Sernia, di fronte all’evidenza delle prove.



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