Tutta la famiglia Misseri in carcere, arrestato anche lo Zio Michele

Michele Misseri chiede perdono a Sarah, ma anche alla figlia Sabrina e alla moglie Cosima Serrano dopo che la Cassazione ha confermato l’ergastolo per le due donne. Anche per il contadino di Avetrana si sono aperte le porte del carcere.

Sette anni: tanto ci è voluto per dire che sono state Sabrina e la madre Cosima Serrano a uccidere la piccola Sarah Scazzi in un pomeriggio assolato di agosto del lontano 2010. A scrivere la parola fine sono stati i giudici della prima sezione penale della Cassazione che hanno confermato il carcere a vita per le donne di casa Misseri.
   
Confermati anche gli otto anni di reclusione per il contadino di Avetrana, accusato di concorso in soppressione di cadavere. È stato lui a gettare il corpo senza vita della 15enne nel pozzo-cisterna in contrada Mosca, dove è stato trovato il 6 ottobre del 2010. Stessa sorte è toccata anche al fratello Carmine che lo avrebbe aiutato.
   
Nessun colpo di scena, quindi, tutti i gradi di giudizio hanno sostenuto la colpevolezza dell’intera famiglia.
   
Lo zio Michele che da tempo urla di essere l’unico responsabile del delitto senza essere ascoltato, come legge impone una volta diventata definitiva la condanna, è stato prelevato dalla sua villetta di via Grazia Deledda che, in attesa della sentenza, aveva trasformato in una ‘prigione’ così come dichiarato in esclusiva ad Alessandra Borgia in un’intervista andata in onda a Quarto Grado-la Domenica. È stato fatto salire su un'auto dei carabinieri che lo hanno accompagnato nel carcere di Taranto, dove la moglie e la figlia condividono la stessa cella.
   
Ha chiesto perdono lo zio Michele. In una telefonata mandata in onda dal Tg2 ha ribadito che “Due innocenti sono in carcere". «È un errore giudiziario, sono stato io, ma secondo me la vicenda non è finita. Vedremo… » ha aggiunto il contadino che ora dovrà scontare una pena di quattro anni e undici mesi. Difficile credere alle sue mille versioni: ha raccontato di aver ammazzato la nipotina perché non ha ceduto alle sue avance, per una improvvisa vampata alla testa o perché il trattore non partiva, ma non ha fatto mai ritrovare l’arma del delitto, che sia la corda o la cintura, così come ha fatto per il telefonino che l’ha fatto crollare.
   
Dal punto di vista giuridico, la storia si è conclusa, ma non è escluso che vi siano altri colpi di scena. 



In questo articolo: