Troppe banconote da 20 euro a Lecce. I commercianti «come facciamo a dare il resto?»

Monta la polemica degli esercenti leccesi sull’eccessiva diffusione di banconote da 20 euro che causano difficoltà nell’erogazione del resto per le piccole spese quotidiane. In tanti ci segnalano che sono proprio i bancomat ad erogarle in maniera abnorme.

Monta la polemica degli esercenti leccesi sull’eccessiva diffusione di banconote azzurre che causano difficoltà nell’erogazione del resto per le piccole spese quotidiane. La Banca d’Italia intanto ricorda che il taglio da 20€ risulta ancora il più contraffatto.

Ad avercene di banconote da 20 euro, dirà qualcuno. Eppure c’è chi di quest’abbondanza se ne fa un cruccio, un autentico problema per la gestione del proprio esercizio commerciale. Già perché quando si entra da un tabaccaio o in un bar per acquistare un pacchetto di sigarette o un paio di caffè si corre il rischio di mettere in seria difficoltà gli esercenti se al momento di pagare sono in tanti a presentarsi con la banconota azzurra. E proprio i gestori dei locali segnalano a Leccenews24 questo problema «scrivetelo, non sappiamo più come fare. Sembra quasi che in giro non ci siano più tagli diversi, soprattutto da 5 e 10 euro. Come dobbiamo fare a dare il resto se quasi un cliente su due si presenta con la banconota da 20?».

Ma sono gli stessi clienti a rispondere in maniera tra il divertito ed il risentito: «siamo noi che non sappiamo più come dobbiamo fare, perché ogniqualvolta ci rechiamo al bancomat per prelevare, la macchinetta ci riempie di questo taglio. A meno che non aggiriamo il problema facendo un doppio prelevamento evitando di ritirare cifre che sono multiple di 20». «Proprio stamattina – interviene una signora che  è in fila per giocare al superenalotto e tentare la fortuna – sono andata a ritirare 100 euro e il bancomat mi ha rifilato cinque banconote da venti. Avete ragione voi a lamentarvi ma il problema è anche nostro perché una volta che abbiamo cambiato quel pezzo di carta, spenderselo immediatamente è molto più semplice».

Insomma, cornuti e mazziati i consumatori che si ritrovano involontariamente ad essere strumento di inflazione, proprio come succedeva all’inizio dell’era euro quando con le monete da uno e due euro, rispettivamente quasi due e quattro mila lire del vecchio conio direbbe Paolo Bonolis, ci si comportava come se si avessero le vecchie monete da 100 e 500 lire. L’elemento psicologico nell’uso del denaro è fondamentale: più si ha considerazione del taglio che si ha in tasca più si fa attenzione nello spenderlo, più pensiamo di avere a che fare con un corrispettivo da poco e più siamo portati a comprare. Difficile che qualcuno cambi cinquanta o cento euro per acquistare qualcosa di poco conto, più facile che non ci si ragioni tanto su quando in tasca si hanno tagli di moneta per così dire più spendibili.

Una vecchia battaglia, infatti, dell’allora Ministro all’Economia Giulio Tremonti era quella di chiedere il conio di banconote che sostituissero le monete da uno e due euro, dopo la scellerata decisione di equiparare un euro con le vecchie 1936,27 lire. Al solito non se ne fece nulla e adesso il problema si ripropone con un taglio ben più grande che speriamo porti, però, meno grane.

Chiedere alle Banche ed alla Posta di intervenire in tal senso inserendo negli erogatori meno banconote da venti è il minimo che si possa fare, senza poi dimenticare che proprio su quel taglio si addensano i maggiori pericoli della falsificazione. Nel secondo semestre del 2013 la Banca d'Italia ha riconosciuto false 69.895 banconote ritirate dalla circolazione nel nostro Paese, con un incremento del 10% rispetto al primo semestre del 2013, nel quale furono riconosciute false 63.493 banconote. Il taglio da 20€ risulta ancora il più contraffatto: esso ha rappresentato il 43,5% del totale dei falsi individuati nel periodo, seguito dal 50€ (23,5%) e dal 100€ (17,8%). Detti tagli hanno rappresentato complessivamente circa l'85% del totale.



In questo articolo: