Tutto cominciò agli inizi dell’estate del 1976. Il Lecce calcio dopo 27 anni era riuscito a riconquistare la serie B, con una cavalcata selvaggia guidata dall’allenatore leccese Mimino Renna. Il presidente di quella stagione gloriosa, trionfalmente conclusa con la vittoria della coppa Italia di serie C e il trofeo Italo inglese, fu Antonio Rollo, presidente di passaggio che avrebbe lasciato il testimone nelle mani di un gruppo dirigenziale più solido.
Ed ecco stagliarsi sull’orizzonte giallorosso l’imprenditore Franco Jurlano che insieme all’ex tecnico, ora direttore sportivo, Mimmo Cataldo, decide di intraprendere un’avventura alla guida della società di calcio appena approdata in serie B.
L’era Jurlano comincia quindi con la stagione cadetta del 1976-77. Il tecnico confermato era quel Renna che aveva condotto i giallorossi alla promozione e che adesso voleva dimostrare di essere all’altezza di tutti i suoi compagni di corso a Coverciano. Nomi importanti come Giovanni Trapattoni che andava ad allenare la Juventus, Gigi Simoni che aveva appena vinto il campionato di serie B con un grande Genoa, Gianni Di Marzio che dietro al Genoa aveva portato in serie A il Catanzaro, Osvaldo Bagnoli nuovo tecnico del Como in serie B e Ilario Castagner che dopo aver vinto due anni prima il campionato di B con il Perugia adesso lo guidava saldamente in serie A.
Insomma per Renna era l’occasione di dimostrarsi allenatore di vertice e Franco Jurlano offrì al Lecce la possibilità di una salvezza nel campionato cadetto.
Ma il Lecce di Loddi, Lorusso, Cannito, Pezzella, Montenegro e altri bravi giocatori non era una cenerentola e così, dopo un avvio incerto, a metà del girone di andata il Lecce di Mimino Renna cominciò a ingranare la quarta, vincendo ovunque e inseguendo la capolista Lanerossi Vicenza di GB Fabbri.
Jurlano e Cataldo avevano lanciato una sfida esaltante e l’ambiente era pazzo di gioia. Il Lecce offriva spettacolo e secondo il mostro sacro del calcio mondiale Luis Vinicio la squadra del suo pupillo Mimmo Renna era quella che giocava il miglior calcio del campionato italiano. I giallorossi allora ci presero gusto e in Coppa Italia decisero di sgominare addirittura i campioni d’Italia del Torino. Gli scudettati di Gigi Radice si arresero ad un Lecce feroce e spumeggiante che puntava dritto alla serie A in campionato e superava il turno in Coppa.
Terzo posto in classifica alla fine del girone di andata del torneo cadetto.
Ma non era una matricola che doveva salvarsi? Se lo chiedevano in tanti… Evidentemente no.
Alla fine del campionato, tuttavia, la caratura superiore di compagini come il Vicenza, il Pescara, l’Atalanta, il Cagliari e il Monza ebbe la meglio su una squadra che era rimasta tutto sommato quella dell’anno precedente in serie C. Ma il 7° posto finale convinse i tifosi leccesi che le cose erano ormai cambiate a Lecce e che il grande calcio era di scena anche al Via del mare.
Purtroppo sul finire della stagione i rapporti fra allenatore e direttore sportivo si rovinarono irrimediabilmente. Renna aveva fatto richieste di acquisti che la neo società non poteva o non voleva sostenere e andò via dopo l’ultima partita di campionato.
L’ambiente, rammaricato per l’addio dell’allenatore del triplete in serie C, mostrò fiducia nella società che puntò su Lamberto Giorgis, il quale l’anno precedente aveva guidato il Novara in B, poi retrocesso in ultima posizione.
Mimmo Renna invece, consacratosi sulla panchina del Lecce, fu chiamato dal leggendario Costantino Rozzi alla guida dell’Ascoli, e vinse il campionato di serie B con due mesi di anticipo e dopo aver battuto tutti i record della categoria, ancora oggi rimasti tali dopo quasi 40 anni.
Mentre il Lecce arrivò di nuovo al 7° posto, confermandosi squadra ormai protagonista nel calcio italiano.
L’era Jurlano era cominciata nel migliore dei modi.
