153 scene per cinque settimane di riprese, spesso un «buona la prima» anche se, a volte, è stato necessario girarne una «seconda», pochi movimenti, la cura nei dettagli, un’immagine, quella finale, simile ad un quadro del rinascimento ed una musica “inusuale”. Si può riassumere così «In grazia di Dio» ultimo film di Edoardo Winspeare, presentato con successo nella sezione “Panorama” nel corso della 64° edizione del Festival Internazionale di Berlino e pronto a fare il suo ingresso ufficiale nelle sale cinematografiche il prossimo 27 marzo, distribuito in 30 copie da Good Film.
Interamente girato nel Salento nei luoghi cari al regista (Lecce, Casarano, Maglie, Tricase e Corsano), la pellicola racconta, in poco più di due ore, un tema estremamente attuale: le difficoltà legate alla crisi economica con cui una famiglia, in questo caso tutta al femminile, è costretta giocoforza a fare i conti quotidianamente. «In grazia di Dio» è la storia di quattro donne di tre generazioni diverse, distanti l’una dall’altra per carattere ed “ambizioni” ma legate tra loro, in modo indissolubile, da un filo sottilissimo ma forte proprio come quegli alberi di ulivo che fanno spesso da sfondo. E se la “terra” in questione è quella degli alberi secolari, delle coste rocciose, del mare blu, dei campi di papaveri in fiore, dei muretti a secco, delle stradine tortuose, delle case e delle chiese si intuisce bene come il film non sia più solo un film, infatti non ci sono finali che chiudono la trama né personaggi che compiono un'evoluzione, ma un messaggio, un “invito”, seducente come i luoghi che dipinge, a rispettare la natura, ad affrontare la vita grazie ad un ritorno “alle radici”. Il Salento, anima della storia e dei suoi protagonisti, è la dimostrazione che, con i paesaggi, i monumenti e le tradizioni culturali, si può creare un benessere fondato sulla semplicità e sulla bellezza. Quante volte, anche inconsapevolmente, abbiamo detto che «si stava meglio quando si stava peggio»? Ecco è questo il senso.
Costrette a rifugiarsi in campagna dopo la chiusura della piccola ditta tessile a conduzione familiare, travolta dalla crisi economica e dalla concorrenza cinese, il racconto, vero come la realtà, nostalgico come un ricordo, ruota intorno ad Adele (interpretata da Celeste Casciaro, moglie del regista che si è improvvisata attrice come tutto il resto del cast composto da persone comuni) una donna tanto forte quanto sola, ferita, dura con se stessa e ancor più con la figlia Ina (Laura Licchetta, figlia di Celeste Casciaro) bella, simpatica, “leggera” ed un po’ «immatura». C’è poi la sorella appena più giovane di Adele, Maria Concetta (Barbara De Matteis), che lavora come operaia nella piccola fabbrica di famiglia, ma che dentro di sé coltiva il sogno di diventare un’attrice. E Salvatrice (Anna Boccadamo), madre, nonna, matriarca, 65enne contadina del Capo di Leuca che dopo tanta fatica riscopre una seconda giovinezza… Con i frutti di quella terra, attraverso il baratto, queste quattro donne riusciranno, pian piano, a costruirsi un futuro dai contorni sempre meno incerti.
Il lungometraggio è stato presentato questa mattina al Cineporto di Bari ed in streaming al Cineporto di Lecce, in anteprima per la stampa. Al termine della proiezione, durante la conferenza, lo stessa regista ha spiegato: «Questo film è nato dal desiderio di fare un film. È nato dall’osservazione della realtà intorno a me. Ho trovato molto interessante la reazione di alcune persone davanti alla crisi, perché quella impressa sulla pellicola è una storia vera di donne, di fabbriche aperte e chiuse, di sacrifici. È vero, l’ho girato nel Salento, amo questo posto, ma avrei potuto girarlo ovunque e sarebbe stato uguale. L'autenticità è data dai volti, ma l'universalità è data dalla storia». Ed è stato costruito con l’aiuto di tutti. Addirittura un dentista ha offerto cure gratuite a chi collaborava con la troupe. “Un film a impatto zero” come lo ha definito Winspeare, ormai salentino d’adozione.
Frutto di un’originale formula produttiva ed ecologica che si ispira alla storia del film, è prodotto da Alessandro Contessa, Gustavo Caputo e lo stesso Winspeare per Saietta Film con Rai Cinema, in associazione con Banca Popolare Pugliese e Luigi de Vecchi, con il sostegno di Apulia Film Commission (con un finanziamento totale di 101.216,00 euro (National Film Fund e Hospitality Film Fund), per un impatto sul territorio pari a 451.228,00 euro., in collaborazione con Regione Puglia – Area Politiche per lo Sviluppo Rurale. Main sponsor Pasta Granoro.
In grazia di Dio non è un film che strizza l’occhio al grande pubblico, è un affresco umano, come quello immortalato nel finale. Ed a far da colonna sonora, questa volta, Winspeare ha scelto una musica inusuale, quella della natura. Perché come dice nonna Salvatrice non tutto è… in vendita!