La Provincia è morta. Serve il gesto forte di un uomo perbene, Gabellone si dimetta

Dopo le dimissioni da Presidente del cda dell’Ico Tito Schipa e a seguito delle innumerevoli vertenze a cui Gabellone non può dare risposta, occorre un gesto di dignità e di provocazione. La storia politica del personaggio questa fine.

 La grande questione non è l’azzeramento del Consiglio d’Amministrazione dell’Ico Tito Schipa, non sono le dimissioni di Antonio Gabellone da presidente del Cda della gloriosa Orchestra della Provincia, la grande questione riguarda la sopravvivenza, stentata e miserevole, dell’ente Provincia.

Non c’è una cosa, una sola cosa che funzioni ormai. Non ci sono risorse nemmeno per respirare e le vertenze messe in atto ogni giorno contro l’ente di Palazzo dei Celestini stanno distruggendo del tutto la bella immagine che la Provincia si era costruita tra la fine degli anni ‘90 e gli anni 2000.

Un disastro, una mortificazione continua, uno stillicidio che non  è ascrivile a responsabilità di questa gestione politico amministrativa, senza dubbio, perché la colpa è di quella riforma governativa senza forma né costrutto alcuno, ma è pur vero che non si comprende che senso abbia parlare ancora di Provincia. In queste condizioni è solo un martirio. Un martirio al quale Antonio Gabellone ha deciso di votarsi, ma che gli sta facendo perdere ormai del tutto l’immagine politica e soprattutto la faccia.

Il presidente della Provincia è diventato parafulmine dei peccati del mondo, e bersaglio di attacchi, critiche, polemiche e insulti, che vanno certamente oltre le sue responsabilità e le sue colpe.

Dispiace e non poco, e allora la domanda facciamocela: perché non lascia? Perché non pensare alla propria dignità umana e magari anche politica e far sì che altri eventualmente provvedano a risolvere l’irrisolvibile a cui ci ha abbandonati la riforma Del Rio? Cosa ci sta a fare a Palazzo un presidente che non presiede più alcunché, a chi giova il suo ruolo dimidiato e abbrutito da continue vessazioni?

Quella di Antonio Gabellone era una figura politica interessante, certamente in ascesa, ma adesso il numero crescente di chi lo avversa sembra preponderante rispetto a quello dei suoi pur tanti sostenitori. C’è un limite di autonomia quindi prima che la strada diventi senza ritorno.

Probabilmente è questione di gloria, il capitano che non abbandona la nave è un eroe, colui che l’abbandona invece è un codardo e un traditore e questo non sarà mai il caso di Antonio Gabellone il quale preferisce affondare con tutto il carico. Un presidente del quale nelle cronache e nelle leggende si ricorderanno piuttosto le eroiche virtù, affondate non si sa in quali anfratti di qualche abisso marino.



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