Masseria Ghermi, LCP ‘Un segnale importante, ma l’emergenza abitativa non è risolta’

Secondo Lecce Città Pubblica l’immobile confiscato alla mafia e diventato un luogo di accoglienza per i senza tetto è un segnale importante in un momento in cui cresce la povertà. Bisogna però fare di più per affrontare l’emergenza abitativa in città.

«L’emergenza abitativa non è risolta; il disagio sociale resta; la povertà non diminuisce, ma l’apertura della prima struttura comunale destinata a chi non ha un letto per dormire, una tavola per mangiare, un bagno e una doccia per lavarsi è comunque una buona notizia che va salutata con soddisfazione, nonostante il ritardo accumulato». Inizia con queste parole la lunga nota con cui Lecce Città Pubblica vuol dare, come si è soliti dire, “un colpo al cerchio e uno alla botte”.  
 
Al centro della riflessione la Masseria Ghermi, l’immobile situato nelle campagne tra Lecce e Surbo e appartenuto negli anni ’90 al boss Angelo Vincenti, uno dei nomi storici della Sacra Corona Unita. Oggi il bene sequestrato alla mafia è diventato un luogo dove i senza tetto della città possono trovare accoglienza. Un piccolo, ma importante passo in avanti per affrontare l’emergenza clochard, divenuta più che mai attuale dopo la tragedia della morte di Dino che aveva fatto della stazione di Lecce, lì tra i binari e le carrozze abbandonate la sua casa.
 
Come ci ricorda la Caritas, l’offerta di questo spazio non copre la domanda di attenzione e assistenza che resta alta. Sono ancora troppi i senza tetto che cercano un riparo negli edifici fatiscenti, per strada o accanto ai monumenti. E sono ancora tante le richieste di aiuto che giungono agli operatori del 118 e alle forze dell’ordine.
 
«L’apertura di Masseria Ghermi – si legge sul sito ufficiale di Lecce Città Pubblica – non cancella anni di opacità nella gestione degli alloggi popolari, su cui si sta finalmente provando a fare luce, ma è un segnale importante in un momento in cui crescono povertà assoluta e relativa;  il nostro sistema di welfare nazionale è ancora del tutto inadeguato a farvi fronte; i comuni si trovano nella drammatica situazione di dover gestire la crescita drammatica dei bisogni sociali disponendo di minori risorse». Alzare bandiera bianca, però, non è la soluzione. Così come deresponsabilizzarsi pensando che non sia un problema che ci tocca personalmente. 
 
È innegabile infatti che senza il lavoro e la solidarietà garantita dalle diocesi la situazione sarebbe ancor più grave.  Per questo è necessario imparare a fare di più con meno. Ma come?
 
«Dobbiamo essere consapevoli della necessità di dotare Lecce di tutti gli strumenti di governo per la gestione dell’emergenza abitativa in città finora inesistenti. Dobbiamo essere consapevoli che nella costruzione del bilancio comunale è tempo di azzerare gli stanziamenti sulla serie storica (ribadire impegni degli anni precedenti) e rimodulare la spesa pubblica sulla base di nuove priorità. Deve essere questo il terreno di confronto politico maggioranza-minoranza. Non è più possibile pensare di fare le stesse cose del passato in un paesaggio sociale oggi profondamente cambiato. In peggio».
 
Insomma, l’apertura della Masseria Ghermi è il primo vero intervento di politiche sociali pubbliche nei confronti della povertà. È giusto coglierne il significato. Come è giusto rimboccarsi le maniche e continuare a fare. 



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