Il ritorno in A e l’era Cavasin. L’epopea di Chevanton nel Lecce calcio – VII puntata

La settima puntata della Storia del Lecce riassume forse l’esperienza piè¹ esaltante della sua storia calcistica: la promozione in serie A, due salvezze consecutive, grandi calciatori e allenatori rampanti.

La settima puntata della Storia del Lecce dal 1975 ad oggi riassume circa 5 stagioni e copre il periodo a cavallo del Duemila, quando il Lecce ha vissuto l’esperienza forse più esaltante della sua storia calcistica. Cominciava il decennio d’oro con una bella promozione in serie A e due salvezze consecutive, come prima di quel momento era accaduto solo al Lecce di Carletto Mazzone. Si affacciano in Salento grandi calciatori e anche allenatori rampanti, come Alberto Cavasin che a Lecce ha raggiunto l’apice della sua carriera da tecnico, arrivando a vincere il prestigioso riconoscimento della panchina d’Oro.

Con una formazione in parte rinnovata da qualche innesto importante il Lecce affronta la seconda stagione di B della dirigenza Semeraro. Il tentativo è chiaro: risalire subito in serie A e per farlo la Società di Via Templari decide di affidarsi a Nedo Sonetti, che aveva raccolto il testimone da Cesare Prandelli nell’anno della retrocessione.

Sonetti era già un maestro di promozioni dalla B alla A. Fino a quell’anno ne aveva fatte ben 3, con Atalanta nel 1984, Udinese nel 1989 e Ascoli nel 1991. Il ’99 sarebbe stata la sua quarta promozione in A.

Tra le novità più interessanti l’arrivo dell’attaccante svizzero David Sesa, capace quell’anno di 7 reti e di prestazioni da categoria superiore. In porta ancora super Lorieri, portierone ormai leggendario che difende i pali leccesi per il quarto anno consecutivo.

Il campionato parte discretamente, ma è nel girone di ritorno che il Lecce di Sonetti mostra le cose migliori e colleziona più punti di tutte le altre squadre, facendo addirittura meglio del Verona capolista dell’ex tecnico dell’anno prima Cesare Prandelli. Alla fine il Verona vincerà il titolo, mentre le altre squadre promosse in A saranno il Torino di Emiliano Mondonico, la Reggina di Bruno Bolchi e il Lecce.

Lo Stadio Via del Mare è un tripudio di colori giallorossi, arriva la quinta promozione in serie A per il Lecce, la seconda a guida Semeraro.

A distanza di più di vent’anni si accerta che il Lecce ha saputo disporre, nel tempo, di allenatori che successivamente avrebbero avuto tutti una prestigiosa carriera, basti pensare a Renna, Fascetti, Mazzone, Bolchi, Ventura e Sonetti, per citare solo quelli autori di promozioni o cicli memorabili in giallorosso.

Alle porte del terzo millennio il Lecce calcio si pone l’ambizioso programma di resistere in serie A e di fare un bel campionato. Per farlo, però, bisogna attrezzarsi bene questa volta.

Innanzitutto la scelta dell’allenatore nella persona di Alberto Cavasin, giovane allenatore che si era messo in luce nella stagione precedente portando il Cesena ad una non facile salvezza in serie cadetta. Cavasin era noto soprattutto per essere stato protagonista, da calciatore, della doppia promozione dalla C alla A del Bari di Bruno Bolchi a metà degli anni ottanta.

I rinforzi sono considerevoli. In porta dopo l’addio di Lorieri arriva Antonio Chimenti, portiere che si era ben comportato nella Roma l’anno prima, poi arrivano due colonne autentiche di matrice brasiliana e cioè Lima e Juarez e infine, senza citare tutti, l’attaccante, dal passo deciso e dai piedi pesanti, Cristiano Lucarelli.

L’avvio è esaltante con il Lecce che ferma in casa il Milan campione d’Italia di Alberto Zaccheroni. Poi alla quarta giornata capace addirittura di battere 2 – 0 la Juventus di Carlo Ancelotti, candidata alla vittoria dello scudetto, che però avrebbe vinto la Lazio con un solo punto di vantaggio.

Alla fine per il Lecce sarebbe arrivata una giusta salvezza con 40 punti, record in serie A fino a quel momento con le vittorie a tre punti.

Cavasin viene confermato anche per la stagione 2000 – 2001. Il Lecce si convince di poter fare anche di più, ma il destino di una provinciale, quasi sempre, è quello di fare un campionato degno delle sue potenzialità, senza sogni di gloria. Si tratta del fraintendimento più ricorrente nella storia del calcio, a un certo punto i tifosi si aspettano cose impossibili, che puntualmente non si realizzano.

Per il Lecce il massimo possibile sarà solo e soltanto una salvezza in massima serie, magari, una salvezza serena, con tanto di bel gioco e divertimento in campo e fuori. Questo certamente è avvenuto nelle stagioni di Cavasin a Lecce.

Quell’anno giunse nel Salento un giocatore tecnicamente straordinario, Davor Vugrinec. L’attaccante croato avrebbe segnato 11 gol e sarebbe entrato nella storia del Lecce per i suoi dribbling fantastici. Un'altra promessa del calcio internazionale, ancora più dotato tecnicamente, era un giovanissimo Mirko Vucinic, talento jugoslavo che Cavasin fece esordire all’età di 17 anni in serie A.

Salvezza garantita per il Lecce che per la seconda volta nella sua storia può giocare per il terzo anno consecutivo in Serie A. Il Gruppo Semeraro aveva costruito un grande Lecce.

Oltre non si andò, pur confermando l’allenatore il Lecce sarebbe retrocesso nel 2002 e sarebbe cominciata un’altra epoca di successi altalenanti.

Il campionato non parte male, ma poi, giornata dopo giornata, il Lecce cala sotto i tutti i punti di vista. Nonostante l’arrivo di buoni giocatori e di stranieri promettenti, agli inizi del girone di ritorno la panchina di Alberto Cavasin salta.

La stagione tuttavia è ricordata negli annales del calcio leccese per l’arrivo di quelle che sono considerate oggi due leggendarie bandiere giallorosse Guillermo Giacomazzi Javier Chevanton, dall’Uruguay con furore. Giacomazzi, futuro capitano e leader di tutte le squadre del Lecce fino alle fine dell’era Semeraro, conta il maggior numero di presenze in serie A fra i lupi giallorossi. Chevanton invece è l’attaccante più prolifico del Lecce in massima serie, prima di Vucinic e Pasculli.

Durante quella stagione 2001 – 2002 Chevanton e Giacomazzi avrebbero segnato la metà esatta dei gol complessivi che realizzò il Lecce, ovvero 18 (11 Chevanton, 7 Giacomazzi) su 36.

La sconfitta interna con il Brescia dell’indimenticato Carlo Mazzone, alla ventesima giornata, fu fatale a Cavasin. Il direttore sportivo Pantaleo Corvino, talent scout di profilo nazionale, ebbe il merito, fra i tanti, di portare sulla panchina del Lecce un altro grande allenatore: Delio Rossi.

Rossi era fermo dopo la retrocessione in C maturata dal suo Pescara l’anno prima. Un Pescara che il tecnico romagnolo aveva preso in mano solo sul finire della stagione, e già abbondantemente avviato alla retrocessione.

Delio Rossi in realtà si era distinto per aver vinto uno straordinario campionato di serie B con la Salernitana nella stagione ’97 – ’98 confermandosi tecnico capace di innovare il gioco e soprattutto con grandi doti da leader, doti che non sarebbero bastate a salvare il Lecce in serie A che, se possibile, registrò un andamento peggiore di quello dell’andata.

E’ inutile nascondere che la retrocessione lasciò l’amaro in bocca nell’ambiente, cominciando a far emergere, forse anche per altre ragioni, una distanza sempre crescente con la Società.

Nonostante il Lecce fosse protagonista del calcio nazionale il rapporto tra il Gruppo Semeraro e la tifoseria non si andava consolidando nel migliore dei modi. Anzi.

Nel 2002 il Lecce doveva affrontare nuovamente la serie B. Se ne erano quasi scordati tutti dopo tre anni, ma fu necessario riprendere confidenza con la serie cadetta.

Il nuovo presidente Rico Semeraro,  che prendeva il posto di Mario Moroni, decise di dare fiducia all’allenatore. Esattamente come avvenne quattro anni prima con Sonetti, anche Rossi veniva confermato per tentare l’immediata risalita.

Intanto un altro Rossi arrivava  nelle file giallorosse, il nuovo portiere, mentre si facevano strada giovani come Vucinic, Bojinov e Konan. Il goleador era sempre lui, Chevanton, che in quella stagione realizzò ben 15 segnature.

Il Lecce arrivò terzo in classifica, dietro la Sampdoria campione di Walter Novellino, il Siena di Beppe Papadopulo e prima dell’Ancona del grande Gigi Simoni, che quell’anno raggiungeva il clamoroso record, assoluto e solitario, della settima promozione in serie A della sua carriera infinita di allenatore.

Si tornava in serie A per la sesta volta nella storia, la terza promozione in massima serie per la nuova dirigenza.

Il tecnico della stagione 2003 – 2004 sarebbe stato ancora una volta Delio Rossi. Gli spettava di diritto, anche per riscattare lo scorcio di stagione dell’anno prima. Rossi si sarebbe rifatto alla grande, ma non senza sofferenza, in quello che sarebbe stato il campionato più avvincente mai vissuto dal Lecce in serie A. Ma questa è storia della prossima puntata.



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