Mal di trasferta e cali di concentrazione. Il film del Lecce 2014/2015

Quando finisce un campionato è necessario tirare le somme. Abbiamo provato a dare qualche numero e a ricostruire il film dell’ennesima stagione deludente. I Tesoro sembrano volersi disinteressare. Voci, non si sa quanto fondate, sull’arrivo di Ferrero, il patron della Samp.

Non è certamente oggi che il Lecce ha perso il suo treno per la serie B. Le cause vanno cercate in un arco temporale più grande, più lungo, più tortuoso che parta magari dall’inizio della stagione quando ben altre erano le aspettative e ben altro era l’idillio tra il popolo giallorosso, la squadra e la società malgrado i tristi destini di ben due finali play off perse all’ultimo atto prima con il Carpi nel 2013 e poi con il Frosinone nel 2014 (squadre che comunque, va detto, stanno per spiccare il salto in A e quindi tanto deboli non erano…).
Un’annata brutta, in cui non sono bastate 20 vittorie, intervallate addirittura da 11 sconfitte e 7 pareggi che hanno interrotto, di fatto, la corsa verso la tanto agognata serie B. Il Lecce ha perso contro Lupa Roma, Messina, Foggia, Martina, Ischia, Reggina, Casertana, Salernitana, Cosenza, Catanzaro, Melfi. Di queste sconfitte solo 2 in casa e 6 in trasferta.

Già, il mal di trasferta ha falcidiato l’intera annata, perché tra le mura amiche il Lecce ha raccolto tanto, 47 punti su 54 disponibili, avendo perso solo due volte (Martina e Salernitana) e pareggiato 1 (Vigor Lamezia). Lo smottamento di punti è addebitabile solo alle partite fuori dal Via Del Mare, segno quindi di una personalità di squadra non perfettamente strutturata.

Anche i cali di concentrazione hanno detto la loro: innumerevoli, riguardando il film del torneo, i gol subiti agli ultimi minuti, addirittura in pieno recupero.
32 punti all’andata e 35 al ritorno: questa la fotografia ai giri di boa: difficile dire, rimpianti alla mano, dove si sia persa la Serie B.

50 gol fatti, 32 subiti, a dimostrazione che a parte la fase Pagliari, il Lecce in difesa tiene bene. È l’attacco la nota dolente, dove oltre a Moscardelli e all’ultimo Doumbia mancano altri gol pesanti (a cominciare da quelli di Miccoli), malgrado le marcature decisive di Salvi e Papini.

Questo l’elenco dei marcatori salentini:
15 gol: Moscardelli
9 gol: Doumbia
4 gol: Salvi, Papini
3 gol: Lepore, Miccoli, Abruzzese
2 gol: Sacilotto, Bogliacino
1 gol: Gustavo, Di Chiara, Herrera, Della Rocca, Carrozza
 
Un’annata strana, l’ennesima dicevamo, quella che ha affrontato la squadra salentina che ha visto il cambio di ben tre allenatori: Franco Lerda per 18 giornate, Dino Pagliari per 5 e Alberto Bollini per le restanti 15.

Di 1,72 punti a partita la media del tecnico di Fossano; di 1,60 punti a partita quella di Pagliari. Il mister di Poggio Rusco ha alzato l’asticella, anche se non di molto arrivando a 1,86 punti di media a partita. A dire il vero Bollini ha pareggiato solo una volta, a Lamezia, ma ha perso per 5 volte. Anche Lerda ha sofferto 5 sconfitte, mentre Pagliari ha perso solo una volta (nella fatidica per lui Reggio Calabria).

Il film dell’anno. Gli antefatti
L’estate non era trascorsa in maniera troppo serena, malgrado il solito calcio mercato scoppiettante targato Antonio Tesoro che aveva portato nel Salento una carovana di grandi nomi che poi sul campo, tranne qualche eccezione, non hanno però dimostrato di poter trascinare i giallorossi ad un campionato di leadership (a parte Moscardelli, per esempio, Carrozza e Della Rocca hanno deluso e Mannini, impiegato in un ruolo a lui non congeniale, non ha fatto la differenza).

Brutte avvisaglie si erano avute già con il litigio tra i Tesoro ed il Sindaco Paolo Perrone dovute alla cattiva condizione in cui era stato lasciato il manto erboso dopo il concerto dei Negramaro al Via del Mare, per non parlare poi della farsa del ripescaggio in serie B, quando la Federazione – a causa del fallimento del Siena – aveva deciso di ripescare il Vicenza nel campionato cadetto come 22esima squadra, lasciando i salentini a bocca asciutta senza un criterio e senza una logica.

Tuttavia la grande festa organizzata in pompa magna da Savino Tesoro in un tripudio di folla aveva fatto pensare ad una cavalcata vincente fino alla fine del torneo: caldo l’abbraccio della gente in una gremita Piazza Sant’Oronzo, ma non è servito.

Il girone d’andata a guida Franco Lerda
Il buongiorno si vede dal mattino, dice qualcuno. E il Lecce, infatti, che avrebbe dovuto spaccare il campionato, il 31 di Agosto, va a perdere per 2 a 1 (gol di Salvi) la gara di esordio nel Lazio contro la Lupa Roma allenata dall’ex Alessandro Cucciari. Alla seconda di campionato, Lerda e compagni superano il Barletta per 1 a 0 con gol di Della Rocca. Alla terza il Lecce pareggia giocando male a Matera, ma alla quarta in casa si rifà e supera la reggina per 2 a 0 (gol di Papini e Miccoli) dando l’impressione di cominciare a volare. Il pari della quinta giornata a Torre Annunziata contro il Savoia dimostra che il Lecce soffre di un leggero ma persistente mal di trasferta, ma alla sesta con la Paganese arrivano tre punti (gol di Miccoli) anche se il gioco è il grande assente. A Messina – per la settima del girone di andata – il Lecce crolla per 3 a 1 e non le basta il gol di Moscardelli nella prima frazione in cui chiude addirittura in vantaggio.

Con Moscardelli e Doumbia, il Lecce l’11 di ottobre del 2014, batte la Casertana e poi alla nona di campionato va a pareggiare per 1 a 1 a Castellammare di Stabia (ancora Mosca-gol). Le sensazioni sono ancora buone, rovinate solo dallo scarso rapporto esistente tra Miccoli e Lerda, anche se la società prova a gettare sempre acqua sul fuoco. Il punto più alto del torneo, i salentini lo raggiungono alla decima, quando vanno a stracciare la Salernitana che poi chiuderà il torneo al primo posto, andando in B senza passare dalla lotteria dei play off. Il Lecce esce fuori dalla Coppa Italia, affrontando sottotono la sfida con il Matera ma poi in Campionato è tutta un’altra musica: ne fa le spese il Cosenza che perde con un gol di Sacilotto nella ripresa. La testa della classifica, ora, è proprio a portata di mano.

Alla dodicesima, il Lecce si regala la terza vittoria consecutiva e con Moscardelli, sempre lui, vince contro l’Aversa Normanna. Chi li ferma più i giallorossi? Il campionato comincia a sembrare una formalità. Il sogno, invece, inizia a scricchiolare alla 13esima, nella sfida con il Catanzaro che ha appena esonerato il leccese Checco Moriero. I salentini, in vantaggio di due gol, con una doppietta di Doumbia si fanno raggiungere sul pari al 92’.  Il Lecce si rifà con gli interessi e va a vincere in trasferta a Benevento per 2 a 1 (gol di Salvi e Abruzzese) e poi in casa cala il poker, in rimonta,  contro il Melfi (Papini, Abruzzese, Moscardelli, Bogliacino).

E da qui che inizia un altro torneo, si spegne la luce e si comincia ad arrancare. Quando la vetta sembra ad un soffio, ha inizio il precipizio. Si comincia con la sconfitta del 5 dicembre a Foggia per 2 a 0. Una settimana dopo si perde in casa con il Martina, e subito dopo arriva la terza sconfitta consecutiva a Ischia per 2 a 1 (malgrado il gol iniziale di Bogliacino).

L’era Pagliari dura solo cinque giornate
Per Natale il Lecce si regala l’esonero di Lerda e lo sostituisce con Dino Pagliari che viene presentato il 28 di Dicembre.
Il giorno della Befana ha inizio l’era di Dino Pagliari che toglie dalla naftalina bomber Miccoli ma scopre troppo la difesa: il Lecce chiude il girone d’andata con un roboante 3 a 3 contro la Vigor Lamezia che pareggia sempre sul finire consolidando un altro punto debole dei salentini, quello cioè di prendere troppi gol allo scadere dimostrando cali di concentrazione preoccupanti ( i gol leccesi sono di Miccoli, Lepore e Moscardelli).
Con una doppietta del bomber barbuto il Lecce liquida la Lupa Roma nella prima di ritorno per 2 a 1. Da qui si arriva ad un pari, a Barletta, per 1 a 1 alla 21esima ed alla vittoria interna con il Matera per 2 a 0. Il Lecce che scende in campo in questo periodo dell’anno è profondamente diverso da quello che ha iniziato la stagione: nel mercato di riparazione, Tesoro ha puntato a ringiovanire finalmente la squadra: via Carrozza, Della Rocca, Donida, Rullo e in arrivo Herrera, Gustavo Vagenin, Di Chiara, Scuffia, Manconi ed Embalo.
Alla giornata 23 arriva il capitombolo: il Lecce va a Reggio Calabria e perde con l’ultima della classe sempre nei minuti finali, a nulla vale l’undicesimo gol di Moscardelli, sempre a segno con Pagliari. I Tesoro si guardano negli occhi e decidono che la colpa è del mister. Via Pagliari, arriva Bollini. Siamo al 3 di febbraio del 2015. È l’ottavo cambio in tre anni di dirigenza, segno di un po’ di confusione, tanta inesperienza e probabilmente anche una buona dose di cattiva sorte. Ma si sa, quando si perde, inutile cacciare tutti i giocatori. Si fa prima con il mister!

Arriva Bollini e quadra la difesa. Almeno all’inizio…
Bollini esordisce con il Savoia in casa, nella 24esima di campionato: vittoria risicata per 1 a 0, gol di Papini, ma squadra che appare subito più quadrata in difesa. I salentini si mettono a correre e vincono alla 25esima in trasferta a Pagani per 2 a 0 (gol di Salvi e Di Chiara), arrivando al terzo posto e agguantando finalmente i play off e alla 26esima con il Messina con bel 2 a 1 grazie ai gol dei soliti noti: Salvi e Moscardelli. Dopo le tre vittorie di febbraio (mese d’oro così come dicembre lo era stato di piombo), arriva la prima sconfitta dell’era Bollini. Si perde a Caserta, con un gol di Cissè alla metà del secondo tempo.

Alla nona di ritorno, i Salentini battono le ‘vespe’ allenate da Pippo Pancaro con un gol di Checco Lepore, ma non fanno la doppietta nell’altra sfida casalinga del turno successivo con la Salernitana, con cui perdono per 1 a 0, grazie a un gol di Colombo nato da distrazione difensiva su palla inattiva. Il 16 di marzo il Lecce perde anche a Cosenza (terza sconfitta nelle ultime quattro gare) per 1 a 0 e scivola fuori dai play off.

Alla 31esima arriva l’Aversa e l’undici di Bollini la travolge per 3 a 0 (doppietta di Moscagol e sigillo di Gustavo Vagenin). Poi alla 32esima il pasticciaccio brutto, non tanto del Lecce quanto dell’arbitro che dirige Catanzaro – Lecce. I giallorossi dominano ma si trovano di fronte un portiere avversario – Bindi – in giornata di spolvero, poi si innervosiscono. Moscardelli viene espulso per una gomitata che vede solo il Sig. Lanza di Nichelino. Il Catanzaro passa in vantaggio con Razzitti e raddoppia con Mancuso inaspettatamente e mantiene la vittoria fino alla fine, malgrado un penalty trasformato da Lepore. L’arbitro espelle però lo stesso Lepore, Di Chiara e pure Mannini e costringe il Lecce a giocare la prossima con il Benevento in formazione più che decimata.
Gli uomini di Bollini affrontano quelli allenati da Brini alla 33esima in grande difficoltà di formazione, ma con il cuore riescono a vincere grazie ad un gol di testa di Papini, anche se la classifica è più che compromessa da quel marzo disgraziato, disgraziatissimo. Prima della partita, tutti i giocatori si stringono intorno alla società di Piazza Mazzini e con Patron Tesoro protestano contro l’arbitro Lanza che li ha decimati fino alla fine del campionato.

Alla 34esima, il 12 di aprile scorso, il Lecce stecca ancora in trasferta contro il Melfi e perde nei minuti finali (la solita, maledetta costante). I play off diventano un miraggio. Alla 35esima il Lecce batte nel derby il Foggia e alla 36esima vola a Martina Franca con il solito Doumbia che non smetterà più di segnare, regalando una tripletta contro l’Ischia alla penultima di campionato.

L’ultima del torneo del Lecce con la Vigor Lamezia vale solo per le statistiche e per i rimpianti che a pallone, come nella vita, contano poco. Adesso la speranza è che la coda di campionato non occupata dai play off, non sia inondata dalla stucchevole saga sulla successione. Il nome di Ferrero sembra essere più di un rumor ma da qui a chiudere…



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