Saverio Sticchi Damiani è stato l’artefice di un sogno e un progetto realizzati per tanti tifosi giallorossi: “Il Lecce ai leccesi e la serie B in due anni”, una forte forma di campanilismo che occupa i pensieri di gran parte dei supporter delle squadre di calcio.
Un sogno che ha saputo costruire insieme ai suoi amici, che è difficile definire soci per il rapporto fraterno che li lega, il Presidente guarda lontano e riporta il Lecce nell’Olimpo del calcio che conta.
La sua vita è costellata da una grande passione: l’amore per la squadra di calcio della sua città, il Lecce. Nasce a Galatina l’11 maggio del 1975, svolge la professione di avvocato amministrativista specializzato nel settore degli appalti pubblici, docente presso l’Università del Salento, autore di numerose pubblicazioni accademiche, cresciuto a pane e Lecce, come dicono in città quando parlano della sua passione. Saverio conferma: nel Dna di famiglia c’è l’amore per lo sport. Suo zio, Angelo Sticchi Damiani, 71 anni, è il presidente dell’Aci e il vicepresidente della Fia, la Federazione automobilistica internazionale. Soprattutto, è l’uomo che ha salvato il Gp d’Italia a Monza.
Nonostante i suoi molteplici impegni in giro per l’Italia legati alla sua attività forense, quando arriva il momento giusto per agire mette in moto una macchina organizzativa con tante idee e alcuni uomini pronti a rilevare la società dalle mani dell’imprenditore Savino Tesoro, che dopo tre anni di fallimenti, aveva espresso la volontà di lasciare. Sticchi Damiani ha firmato il suo capolavoro nel Salento creando la cordata di imprenditori che, il 9 novembre 2015, è diventata proprietaria dell’Unione Sportiva Lecce rilevandola, ripetiamo, dalla famiglia di Spinazzola. Quest’ultima, il 18 giugno 2012, l’aveva acquistata dalla Famiglia Semeraro, per 18 anni al timone del club e artefice dei più grandi successi nella storia del sodalizio giallorosso.
In meno di un anno Sticchi Damiani ha letteralmente migliorato società e squadra lanciandole in orbita. Sarà anche per questo, oltre che per la brillante attività professionale che a Lecce, dov’è amatissimo, c’è chi cerca di tirarlo per la giacca proponendogli la candidatura a sindaco.
Terra è un sostantivo ricorrente nelle conversazioni di chi vive il Lecce ogni giorno. Come Salento. Come identità. Sono la stella polare anche dell’ingegner Enrico Tundo, 45 anni – alla guida di un gruppo imprenditoriale leader in campo europeo nel settore dei trasporti delle persone disabili, fondato nel ‘72 dal padre Vincenzo dalla costola di una scuola guida – che per le prime due stagioni è stato azionista di maggioranza del club.
L’intesa con Sticchi Damiani e con gli altri dirigenti è stata immediata. Prima di tutto sono tifosi del Lecce e, per questo, quando la precedente gestione ha incontrato difficoltà crescenti, hanno deciso di intervenire. Erano consapevoli di metterci la faccia, ma dovevamo farlo per Lecce e per il Salento. La prima regola era avere i conti in regola: senza i debiti pregressi, il loro bilancio sarebbe già in pareggio. Il rendimento della squadra, il record di abbonamenti, uno sponsor di prima qualità, la spinta dei tifosi: tutto questo li ha indirizzati verso la strada giusta.
Amicizia, rispetto, concretezza e unità d’intenti sono le basi su cui ha poggiato il nuovo corso del Lecce. L’anno prima si chiude con la conquista dei play-off, poi ci si mette subito al lavoro per trovare nuove soluzioni e nuovi capitali per ricominciare a sognare. Nasce così il nuovo Lecce, danzando sulla linea sottile tra sogno e realtà. Il Presidente guarda altrove, verso l’orizzonte delle categorie prestigiose, perchè solo per il Lecce riuscirebbe a convincere le stelle a disegnare nel cielo infinito qualcosa di immensamente giallorosso. Presidente grazie per aver riportato il Lecce nel calcio che conta.
Ivan Vedruccio
