DOMENICA DI RESURREZIONE!

Questa promozione, che finalmente è arrivata, è la promozione di tutti: sì, di tutti. Delle due società che in questi anni si sono susseguite, dei dodici allenatori che hanno avuto il privilegio di sedere su quella panchina, dei circa 100 calciatori che hanno vestito la casacca giallorossa.

Non erano soltanto 90 minuti. Erano sei interi anni, racchiusi in 90 minuti che sembravano non voler passare mai: sei anni di delusioni perenne, continue, illusioni, sogni mandati in frantumi, speranze rotte sempre sul più bello. Lecce-Paganese non era una partita come tutte le altre, ma era la sintesi perfetta di quella che è stata la Serie C per i giallorossi: sofferenza, avversari improponibili – con tutto il rispetto – che mai nessuno una manciata di anni fa avrebbe mai pensato un giorno di dover affrontare, ma sempre ostici, pronti a vender cara la pelle, ogni anno, “contro quelli che hanno fatto la Serie A”.

Non erano soltanto 23mila tifosi. No, allo stadio “Via del Mare” c’era un territorio intero, disilluso, disaffezionato, ma che alla fine non è mai mancato nei momenti che mancavano. Chiamateli occasionali, tifosi dell’ultima ora, fate un po’ come vi pare, ma sta di fatto che quando era davvero necessario, il Salento non è mai mancato.

Primo anno da incubo

Non è mancato quel 2 settembre 2012 quando, dopo un’estate drammatica conclusa con il doppio salto all’indietro fino alla terza serie: era una pazza Lecce-Cremonese, prima giornata del nuovo campionato di Lega Pro. Finì 3 a 2 e, nonostante l’entusiasmo per una squadra di almeno una categoria superiore, forse tutti sottovalutammo le insidie della Terza Serie. In panchina c’era Lerda.

Il Salento non è mancato il 16 giugno 2013, finale di ritorno playoff contro il Carpi: un 1-1 che scatenò l’inferno. Allenatore: Elio Gustinetti.

Il Salento poi è ripartito “cu lu sangu all’ecchi”, al fianco di Checco Moriero, anche dopo il suo esonero a seguito delle cinque sconfitte consecutive. Anche quell’anno ci credevano tutti: sì, perché dopo un inizio da horror, la scalata fu sontuosa e ci portò fino alla seconda finale consecutiva, a Frosinone, con 2mila tifosi al seguito. Di quella giornata nessuno, e dico nessuno, potrà mai dimenticare il palo di Beretta che avrebbe portato il punteggio sullo 0-2. Con i se e con i ma non si fa la storia… ma andate a chiederlo ai ciociari che cosa è successo dopo quel palo (ve lo dico io, sono arrivati con merito in A).

Drammatica la stagione 2014-2015, quella dell’arrivo di Moscardelli che fece balzare tutti in un caldo primo pomeriggio d’agosto. Eppure quel torneo fu tremendo, altri tre allenatori bruciati(Lerda, Pagliari e Bollini), fino a un deludente sesto posto finale in classifica.

Ripartire era veramente difficile, ma tutto il Salento lo face ancora una volta, questa volta accanto alla nuova dirigenza che, al termine del suo primo anno, allestito in fretta e furia, portò il Lecce fino alle semifinali playoff contro il Foggia.

Troppe le delusioni

Quindi la programmazione: due anni per risalire definitivamente, due anni per far fruttare il lavoro del nuovo DS. Ecco, missione compiuta. Le, altre, lacrime versate ad Alessandria esattamente un anno faoggi sono un pallidissimo ricordo davanti alla festa che si sta consumando a Lecce e in tutta la provincia. Il gol di questo pomeriggio di Armellino non sono solo statistica, sono sofferenza, ansia, pressioni, pugni sbattuti contro un tavolo, bocconi amari mandati giù troppe volte su campi indicibili(Lumezzane, Salò, Ischia, Aversa, Melfi, Aprilia, Trezzo sull’Adda… giusto qualche esempio).

Questa promozione, che finalmente è arrivata, è la promozione di tutti: sì, di tutti. Delle due società che in questi anni si sono susseguite, dei dodici allenatori che hanno avuto il privilegio di sedere su quella panchina, dei circa 100 calciatori che hanno vestito la casacca giallorossa. Ma i nomi che ci sentiamo tutti di fare sono quelli del Presidente Saverio Sticchi Damiani e di mister Liverani. Non ce ne vogliano tutti gli altri.

La festa di tutti

Soprattutto è la promozione dei tifosi, anche di quelli che per anni hanno saputo solo criticare, sputare veleno sui social, nevrotici ad orologeria. La festa è di tutti ed è per tutti.

Non si poteva non festeggiare quest’anno, al termine di un campionato partito zoppicante, ma che dall’ottava giornata ha avuto solo un padrone. Gli alti e bassi ci sono stati, per carità, ma nell’anno del compleanno numero 110, è arrivata la Domenica… la Domenica di Resurrezione!