
Ma glielo vogliamo fare un applauso a questo territorio, falcidiato da mille piaghe d’Egitto e che riesce comunque a imporsi come la prima metà turistica d’Italia? Qualcuno bravo ci deve essere in giro, perché altrimenti la cosa non si spiega.
Sul ruolo dell’informazione poi ci sarebbe da scrivere per settimane intere, perché nonostante bordate quotidiane e colpi bassi, dobbiamo dire che l’immagine del territorio regge e il sistema funziona. Pagine e pagine a raccontare di mala sanità, di gasdotti che distruggono il territorio, di industrie che inquinano, di campagne sporche, di alberi che stanno morendo, di virus mortali e di mare inquinato. Un disastro, un film catastrofico che per fortuna non scoraggia nessuno viste le presenze e i numeri di questi giorni.
La capacità di fare le cose pere bene, la disponibilità all’accoglienza, una certa professionalità che cresce anche da queste parti, stanno portando il territorio leccese ad accreditarsi come terra raffinata per le migliori vacanze.
Vanno talmente bene le cose per il brand Salento che ci viene da credere a quelle ipotesi complottiste che vorrebbero il Salento bersaglio di campagne denigratorie organizzate a tavolino.
Adesso ci mancavano anche le alghe tossiche, che giustamente colpiscono al cuore la parte migliore dell’offerta turistica salentina, dopo che abbiamo già disprezzato il valore della nostra campagna ricoperta da ulivi che da punto di forza sembra diventato il punto di debolezza del patrimonio agricolo del territorio.
Eppure le cose vanno bene, gli alberghi sono pieni, gli operatori si sfregano le mani, i ristoratori non prendono più nemmeno le prenotazioni. Non ne hanno bisogno.
Ormai manca solo la faccenda Gallipoli, se superiamo anche quella, nonostante i gufi e le male lingue, allora possiamo davvero dire che il Salento è un indomito guerriero capace di vincere da solo contro tutti.