L’isola della fanciulla a Torre Pali: la triste leggenda della ragazza uccisa dai saraceni

L’isola della fanciulla racconta una leggenda che ha come protagonista un terribile corsaro saraceno, Dragut ed una ragazza morta per non tradire la sua fede

Il Salento è ricco di leggende che hanno come protagonisti striare, ninfe e fanciulli, sirene, fate e pescatori. Ogni angolo può raccontare una storia. Una delle più affascinanti, e forse tristi, ha dato il nome all’isolotto che si affaccia davanti alla marina di Torre Pali, chiamato isola della fanciulla per ricordare l’atto di fede compiuto da una giovane donna, ritrovata in mare senza vita.

La leggenda dell’isola della Fanciulla…

Lo specchio d’acqua oggi accoglie i tanti turisti attirati dalla bellezza dell’antico borgo di pescatori, ma un tempo questo pezzo di terra era segnato dalla paura delle incursioni di turchi e saraceni. Un timore che ancora si percepisce guardando le imponenti torri di avvistamento costruite per proteggere la costa. Durante una di queste incursioni, i pirati capitanati dal corsaro saraceno Dragut che erano riusciti a raggiungere le rive di Sant’Antonio (il nome originario di Torre Pali in devozione al Santo), avevano rapito una fanciulla del posto, figlia di un massaro della zona. L’avrebbero rivenduta come schiava, se non avesse scelto la morte.

Nonostante le violenze subite che l’avevano ferita e provata, la ragazza avrebbe tentato più volte di fuggire con una tenacia e un coraggio che attirò l’attenzione di Dragut. Il corsaro decise così di concedere un’occasione di salvezza alla fanciulla: le avrebbe concesso la libertà se si fosse convertita alla religione musulmana. La poveretta decise di non ‘tradire’ la sua fede cristiana e la sua gente. E rifiutò la proposta. Un affronto troppo grande per il temibile Dragut che la condannò a morte.

Giustiziata dai pirati e gettata in mare, fu ritrovata a pochi passi dalla Torre da alcuni pescatori della zona. Il suo corpo – secondo la leggenda – era strato riportato a casa per ‘misericordia’. Una sorta di premio per l’atto di fede che aveva avuto.

Da quel momento gli abitanti della zona ribattezzarono alla sua memoria lo scoglio, dandogli il nome di Isola della Fanciulla.

Alcune voci di questa storia così triste raccontano che molto spesso all’alba, con il sole sulla riva ancora basso, nei giorni di bonaccia e in assenza di alta marea, si possa intravedere tra la nebbia una singolare ed insolita sagoma di un corpo esile femminile, che vaga inquieta sull’acqua.

…e del giglio bianco

La cosa più curiosa e strana tuttavia, soprattutto tra le affermazioni affascinate dei turisti che durante la stagione estiva popolano la marina e durante il bagno si avventurano su quel piccolo isolotto solitario, è la sorpresa di aver trovato in un anfratto della scogliera del tutto scialba, arsa e incolta, un piccolo fiore di giglio bianco rigoglioso nato spontaneamente dalla roccia.



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