Continua il viaggio di Davide Urso: sosta e lunghe passeggiate nella bella Kyev

Dopo l’arrivo a Kyev, Davide Urso racconta un po’ delle sue lunghe passeggiate nella bella città ucraina, tra tavole calde, amicizia e selfie.

Giorno 43 – Kiev, km 12609

Dopo essermi ben riposato in auto, ancora prima di andare in centro, sono entrato nell’ostello per completare il check in, lasciare il trolley e “docciarmi”. Ho capito subito perché una notte costasse 3 euro. Non me ne vogliano i proprietari, ma era più igienica la mia auto e più comodo il mio materasso gonfiabile. Comunque sia, pulito e profumato, sono andato passeggiando verso il centro, fino a metà tragitto, quando Žiga, il mio amico sloveno, mi ha scritto che aveva poco tempo prima che il suo autobus ripartisse; tutta la comunicazione tra noi due si è svolta captando i vari wi-fi aperti lungo il tragitto.

Con la fretta dalla mia parte, quindi, ho prelevato del contante, che ovviamente era in tagli grandi, mi sono informato se avessi potuto acquistare il biglietto nell’autobus e sono salito a bordo. L’autista, che guidava con accanto tre ragazzini e, se ricordo bene, con lo sportello aperto, mi ha fatto capire che non avesse resto, prolungandosi nello spiegarmi qualcosa che non capivo e che nessuno poteva tradurmi. Neanche due fermate ed è entrato il controllore, chiedendomi il biglietto. Non avevo paura, ma sicuramente ero teso e nervoso, perché io il biglietto lo volevo comprare, ero a punto di pagarlo, ma l’autista non me lo ha potuto fare, e mi dava veramente fastidio passare per il furbo della situazione; ho cercato di spiegargli l’accaduto in inglese e, poverino, non capiva, fino a quando una ragazzina si è intromessa e gli ha spiegato cosa stessi dicendo.

Mi ha risposto, sempre tradotto da questa santa di una quindicina di anni, che potevo restare sull’autobus, senza multa. Pericolo scampato.

In centro ho incontrato Žiga e, dopo un selfie di rito, abbiamo pranzato in una tavola calda. Primo, secondo, dolce e una bibita a 3,50 euro. Non aggiungo altro; dico solo che a cena ci sono ritornato. Dopo averlo accompagnato vicino al suo ostello e averlo salutato, ho proseguito la visita di Kyev, che non smetteva dispiacermi. Bella, diversa dal resto delle metropoli visitate in Europa. Il centro, ovvero la parte della città che merita di essere vista, l’ho percorsa in 4 ore senza sosta; ad un tratto mi sono ricordato di un depliant, che una ragazza mi aveva dato in mattinata, che pubblicizzava una gita in barca lungo il fiume. Perché no? Soprattutto, per quello che costa la vita in Ucraina…

Con la metro sono arrivato al punto concordato e mi sono imbarcato; finalmente il primo vero momento di relax della giornata. Il fiume Dnepr era un fiume normale, come tanti altri, ma le sue rive erano molto, ma molto affascinanti. Ho potuto scoprire un quartiere distante dal centro, che valeva la pena essere visitato e, soprattutto, una statua, posta in collina, maestosa, di una donna con la spada. Accanto un paio di chiese niente male, ma era quella statua che mi interessava, sicché mi sono promesso che domani mattina, prima di partire per Odessa, la avrei visitata.

Avrei anche potuto andarci dopo la barca, ma il sole era già tramontato, così, dopo un’altra passeggiata serale tra le vie del centro della capitale, sono ritornato in ostello e mi sono trasformato in “modalità blogger”: scaricare foto, cancellare video usciti male, pubblicare post e organizzare la tratta di domani.

Davide Urso



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